Amministratori

Oltre la soglia dei 6 milioni di domande

Il totale del 2016 è già stato superato, e non di poco: la scorsa settimana, in base ai dati forniti dall’Inps al Sole 24 Ore, erano stati presentati 5,74 milioni di Isee, quasi 200mila in più rispetto a tutto l’anno precedente. E se il trend sarà costante – cosa più che probabile, visto che da giovedì prossimo si potrà chiedere il Rei, il reddito di inclusione – al 31 dicembre nel database dell’Istituto di previdenza ci saranno 6,27milioni di Isee.
Anche se il record di 7 milioni e mezzo di dichiarazioni del 2011 è ancora lontano, l’indicatore della situazione economica familiare gira a pieno regime, dopo il blocco di inizio 2015 e i problemi dell’anno scorso legati al computo delle famiglie con disabili e all’indicatore per le tasse universitarie.

Calano gli Isee pari a zero

Al di là della crescita numerica, sta cambiando il contenuto degli Isee. Lo si vede bene guardando i dati dell’Inps restringendo il focus sulle fasce di valore: quest’anno gli Isee ordinari con risultato pari a zero sono scesi sotto il 10% e quelli presentati dalle famiglie con figli minorenni al 7,5% del totale. Un calo – con ogni probabilità – riconducibile a una maggiore precisione nell’indicazione della ricchezza mobiliare (conti correnti, depositi, investimenti), largamente sottodichiarata con il vecchio Isee, usato fino al 2014. «Gli Isee a zero – conferma Raffaele Tangorra, a capo della Dg per la lotta alla povertà del ministero del Lavoro – sono calati rispetto agli anni precedenti sia in valore assoluto sia in termini percentuali, anche per effetto del crollo delle domande al Sud».
Crescono, invece, tutte le soglie dai 10mila euro in su, in particolare quella tra 10 e 20mila euro, che rappresenta quasi un quarto di tutti gli Isee. «A giocare un ruolo chiave sul trend generale di crescita delle domande – aggiunge Tangorra – è anche l’avvio nel 2016 del sistema dei controlli sull’anagrafe dei conti correnti, che in molti casi ha portato alla richiesta di ripresentare un buon numero di dichiarazioni».

Si riducono i margini di errore

Che l’incrocio con l’anagrafe dei conti abbia segnato un salto di qualità lo conferma anche Felice Ferrara,coordinatore del gruppo tecnico per i servizi Inps della Consulta dei Caf. «Se mai – spiega – dovremo capire come si tradurrà in concreto l’obiettivo di avere dal prossimo anno una Dsu precompilata».
Anche Paolo Conti, direttore del Caf Acli, ritiene che la nuova frontiera sia l’incrocio con i dati dei database pubblici: «Già oggi le informazioni più importanti che deve fornire il cittadino sono lo stato di fatto della famiglia e la situazione immobiliare. Il resto può già arrivare dall’Inps».
Nel flusso degli Isee presentati, quest’anno diversi operatori riferiscono di non aver riscontrato il solito calo seguito all’inizio dell’anno accademico, quando si concentrano gli Iseeu per le tasse universitarie. E il trend dovrebbe continuare con le domande per il Rei, anche se – rilevano alcuni addetti ai lavori – molti dei richiedenti potrebbero già avere un Isee valido, avendolo predisposto per altre prestazioni sociali. Dopotutto, quasi il 60% delle famiglie ha un indicatore inferiore a 10mila euro.

Convenzione a rischio per i Caf

Il gran numero di Isee presentati quest’anno ha già portato all’esaurimento del denaro stanziato per coprire i costi dei Caf, dai quali ad oggi passa oltre il 90% delle dichiarazioni sostitutive uniche presentate dalle famiglie (e per le quali il servizio è gratuito). «Di fatto, dall’inizio di novembre stiamo lavorando a compenso esaurito, perché i fondi di 76 milioni di euro, poi aumentati di 10 milioni in corso d’anno, sono bastati solo fino a quella data», spiegano i coordinatori della Consulta del Caf, Mauro Soldini e Massimo Bagnoli. «Senza dimenticare – aggiungono – che la remunerazione media per Isee, pari circa 16 euro Iva inclusa, non copre neppure il nostro costo effettivo».
I Caf si sono impegnati ad arrivare fino al 31 dicembre dietro la promessa di inserire nel Ddl di Bilancio 2018 le risorse necessarie a coprire i costi del servizio per i prossimi anni. «Se l’emendamento alla fine non dovesse essere approvato – spiegano i coordinatori – non potremmo firmare la nuova convenzione con l’Inps per il 2018».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©