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Modello Trento per la mamma-manager

L’idea è nata 10 anni fa: rendere possibile conciliare impresa o libera professione e maternità. La Provincia autonoma di Trento ha ideato uno strumento, quello della (o del) co-manager, figura professionale che si incarica di portare avanti l’attività svolta dalla neo mamma per tutto il tempo necessario, anche fino al 12esimo anno di vita del bambino. Un ruolo delicato: il “passaggio di testimone” comporta necessariamente l’instaurarsi di un rapporto di fiducia reciproca, a beneficio di entrambi: della lavoratrice autonoma, che in questo modo non è costretta a chiudere l’attività, e anche del co-manager, spesso una donna (o anche un uomo) in possesso di competenze professionali specialistiche, ulteriormente affinate e certificate per poter svolgere al meglio questo nuovo incarico.

I progetti
Dopo 10 anni il bilancio parla dell’avvio di 80 progetti - operativi dal 2013 - seguiti dall’Agenzia della Famiglia e dall’Agenzia del lavoro. Nei giorni scorsi sono anche stati consegnati i primi dieci diplomi ad altrettanti co-manager, le cui competenze sono ora spendibili nel mercato del co-lavoro. «Un percorso collettivo - ha detto l’assessora provinciale alle pari opportunità Sara Ferrari - che ha coinvolto le istituzioni ma anche le forze economiche e sociali, con la consapevolezza di stare percorrendo una strada nuova, perché fino a poco tempo fa quando e se si parlava di conciliazione vita-lavoro lo si faceva solo con riferimento alle lavoratrici dipendenti. Un percorso intrapreso nella convinzione che la genitorialità non deve diventare un’esperienza traumatica sul piano lavorativo anche per le donne che svolgono un lavoro autonomo o imprenditoriale». Il contributo erogato alla mamma lavoratrice per far fronte alla spesa dell’assunzione della co-manager è di 20mila euro per ogni figlio. Per Antonella Chiusole, dirigente Agenzia del Lavoro, «lavoro e famiglia non devono entrare in contraddizione. Il Trentino mantiene un gap occupazionale fra uomini e donne. Se riuscissimo a ridurlo avremmo una situazione di benessere maggiore, ma anche più figli. Esiste infatti una correlazione diretta in Europa fra lavoro e tasso di fertilità. Per questo il progetto è sostenuto dalle Agenzie della famiglia e del lavoro. Una garanzia importante è anche quella della continuità: poter far conto su un finanziamento che si rinnova ogni anno, che è appunto ciò che avviene in Trentino».

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