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Gozi: «Rispettare regole sui migranti o stop ai fondi strutturali Ue»

Chi alza muri anti-migranti poi non può pretendere di ottenere i ricchi fondi strutturali - 454 miliardi fino al 2020 - assicurati dall’Ue ai Paesi che hanno bisogno di aiuti per crescere. «Perché la solidarietà in Europa non può essere solo a senso unico e quindi i fondi Ue vanno congelati per chi non fa la sua parte e non rispetta gli impegni», avverte Sandro Gozi sottosegretario alle Politiche europee che spiega così il ragionamento che sta alla base della proposta che il Governo italiano ha appena inviato a Bruxelles e agli Stati membri per il prossimo quadro finanziario pluriennale, quello che deciderà come saranno spese le risorse che l’Europa metterà sul piatto dopo il 2020 per gli otto anni successivi. Una partita che comincerà a entrare nel vivo nei prossimi mesi.

Il caso ungherese
«Il caso più eclatante è forse stato quello dell’Ungheria sulla violazione del diritto d’asilo dei migranti, ma il discorso potrebbe essere esteso anche a chi minaccia la libertà di stampa come sembra stia accadendo in Polonia, perché il rispetto dei valori fondanti dell’Unione deve essere una pre-condizione per ottenere poi i benefici che ne conseguono a chi è membro», aggiunge ancora Gozi che ieri ha presieduto la riunione a Palazzo Chigi che ha licenziato il documento di proposta. Sette pagine in cui si rimette in discussione la filosofia che finora ha ispirato la ripartizione del bilancio europeo: se finora è stata una corsa tra i Paesi per correggere il bilancio precedente cercando di avere un saldo il più positivo possibile tra il dare e l’avere con l’Europa, «ora vogliamo che si parta prima dalle priorità, da quelli che sono i beni pubblici comuni dell’Europa e che il nuovo bilancio si metta al servizio di queste esigenze». Questo perché serve un’Europa «più coerente», meno fragile di fronte alle sfide, «in grado di creare una vera alternativa politica ai nazionalismi e all’Europa dei muri».

La proposta italiana
La proposta messa a punto dall’Italia per il prossimo bilancio Ue nasce dall’esperienza dell’ultimo anno quando dopo il braccio di ferro con l’Ungheria - tra l’ex premier Renzi e il presidente Orban sul veto per le quote dei migranti da riallocare negli altri Paesi - l’Italia ha bloccato la revisione del bilancio fino al 2020, puntando i piedi per evitare tagli ai fondi su migranti, sicurezza e giovani (in particolare il programma Erasmus per il quale ora l’Italia chiede di moltiplicare per dieci le risorse). «Questa nostra proposta è il passaggio successivo - avverte il sottosegretario - per impegnare l’Ue sulle prossime priorità, dando seguito anche alla dichiarazione di Roma del 25 marzo scorso in cui si profila un percorso verso un’Europa a più velocità». Se alcuni Paesi decideranno di spingere verso una difesa comune o creare un sussidio di disoccupazione europeo o favorire ancora di più la mobilità dei propri giovani «sarà necessario che si decida di investire lì le risorse che saranno necessarie». E chi non rispetta gli impegni o viola i principi fondanti dell’Ue potrebbe vedersi chiudere i rubinetti dei fondi Ue. Un punto, questo, su cui molti Paesi dell’Europa dell’Est potrebbero essere sensibili (solo per la Polonia sono “prenotati” 86 miliardi e 25 per l’Ungheria). «Chiediamo anche un bilancio più semplice e flessibile e che possa contare anche su risorse proprie», conclude Gozi che cita l’ipotesi dell’Iva europea o la possibilità di un’imposta sulle emissioni o di una tassazione comune sulle banche «ora che si procede verso un’unione bancaria».

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