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Istanze della Pa per la bonifica dell’amianto entro il 30 marzo

Si chiude il prossimo 30 marzo la finestra a disposizione delle Pa che intendono accedere al fondo per la bonifica dell’amianto. Il fondo finanzia «la progettazione preliminare e definitiva degli interventi di rimozione e smaltimento, anche previo trattamento in impianti autorizzati, dell’amianto e del cemento-amianto presente in coperture e manufatti di edifici pubblici».
La riserva – istituita dalla legge 221/2015, articolo 56, comma 7 (il “Collegato ambientale”) – consiste in 5,536 milioni di euro per il 2016 e 6,018 milioni per ciascuno degli anni 2017 e 2018.
Modalità di finanziamento e criteri di priorità dei contributi sono stati disciplinati dal decreto del ministero dell’Ambiente del 21 settembre 2016. Il bando per l’acceso ai fondi dell’annualità 2016 è arrivato invece con il successivo decreto della Direzione generale per la salvaguardia del territorio e delle acque, del 10 gennaio scorso (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 19 del 24 gennaio). E prevede che il finanziamento in conto capitale sia destinato a pagare – integralmente o parzialmente – «i costi di progettazione preliminare e definitiva degli interventi, anche mediante copertura dei corrispettivi da porre a base di gara per l’affidamento di tali servizi», fino a un massimo di 15mila euro.

Domande e contributi
Le amministrazioni interessate (ex articolo 1, comma 2 del Dlgs 165/2001) possono fare richiesta dei contributi per i lavori da eseguire in edifici pubblici di proprietà e destinati all’attività dell’ente. È consentito presentare una sola domanda di partecipazione per ogni anno, anche se può riportare interventi in una o più unità locali del territorio di competenza.
I termini per l’invio – che è telematico, tramite l’applicativo sul sito del ministero dell’Ambiente (www.amiantopa.minambiente.ancitel.it) – si sono aperti il 30 gennaio scorso e scadono a fine marzo: una volta raccolte le domande, il ministero – dopo l’istruttoria condotta con l’aiuto dell’Ispra – disporrà una graduatoria generale su base annua delle richieste ammesse al contributo, fino all’esaurimento del plafond 2016.
I finanziamenti saranno quindi erogati a tranche: il 30% della somma al momento dell’ammissione; il 40% all’approvazione del progetto definitivo; il 30% alla rendicontazione finale delle spese sostenute per la progettazione preliminare e definitiva degli interventi.

Graduatoria e priorità
Per stilare la graduatoria si valutano determinati criteri, concedendo priorità (quindi attribuendo un maggior punteggio) agli interventi relativi a «edifici pubblici collocati all’interno, nei pressi o comunque entro un raggio non superiore a 100 metri da asili, scuole, parchi gioco, strutture di accoglienza socio- assistenziali, ospedali, impianti sportivi». A seguire, con un minor punteggio valutativo, figurano invece gli interventi relativi a edifici pubblici: «Per i quali esistono segnalazioni da parte di enti di controllo sanitario e/o di tutela ambientale e/o di altri enti e amministrazioni in merito alla presenza di amianto»; «per i quali si prevede un progetto cantierabile in 12 mesi dall’erogazione del contributo»; «collocati all’interno di un sito di interesse nazionale e/o inseriti nella mappatura dell’amianto ai sensi del decreto ministeriale n.101 del 18 marzo 2003».
Il punteggio assegnato secondo questi criteri di priorità può raddoppiare nel caso ci sia anche un’attestazione di friabilità e di cattivo stato di conservazione del manufatto che contiene amianto, tale da determinare «una condizione di pericolosità di esposizione degli occupanti ad elementi nocivi per cui si rende necessario un intervento urgente e prioritario» (ex Dm 6 settembre 1994 e Dm 18 marzo 2003). Queste attestazioni devono comunque essere supportate da una perizia asseverata di un tecnico.
Nelle ipotesi di risultati ex aequo - o in mancanza delle precedenze elencate dal bando – verrà invece applicata la «Procedura per la determinazione delle priorità di intervento» (ex articolo 20 della legge 93/2001 e Dm 18 marzo 2003), approvata dalla Conferenza dei presidenti delle Regioni e delle Province autonome nella seduta del 29 luglio 2004.

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