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Fondi Ue interamente impegnati al terzo giro di boa, ma in Europa restiamo ultimi

di Giancarlo Terenzi

L’agenzia per la Coesione territoriale ha comunicato che al 31 dicembre 2017 l'Italia ha assorbito tutte le risorse della prima scadenza della programmazione 2014-2020, prevista al terzo anno successivo a quello dell'impegno di bilancio del programma operativo: si passa quindi dalla regola “n+2” valida per la programmazione 2007-2013 a quella “n+3” per l'attuale (articolo 136 del Regolamento (Ue) n. 1303/2013).

Il disimpegno automatico
La prima applicazione della regola del «disimpegno automatico delle risorse», prevista dalla Commissione europea in caso di fallimento dell'obiettivo (articolo 31 del Regolamento (Ce) n. 1260/1999) riguardava i 20 Po adottati nel 2014. Tutti l'hanno invece centrato, con una spesa complessiva di 1,46 miliardi di euro. Tenendo conto anche degli altri Po, la spesa certificata sui fondi Fesr e Fse è stata di 2,6 miliardi, pari al 5,2% delle risorse disponibili per il periodo 2014-2020.
Il risultato emerge dalle certificazioni delle spese presentate dalle autorità responsabili dei programmi e inviate alla Commissione Ue dall'Agenzia per il Fesr e dall'Anpal per il Fse. Inoltre, le risorse attivate, corrispondenti cioè a programmi già in fase di attuazione, sfiorano i 20 miliardi, raggiungendo il 38,8% delle risorse Fesr e Fse, in linea con la media europea.

Differenti valutazioni
Mentre la Corte dei conti, come si evince dalla consueta relazione annuale al Parlamento su «I rapporti finanziari con l'Unione europea e l'utilizzazione dei Fondi comunitari sull'esercizio finanziario 2016» presentata il 5 gennaio, sottolinea il ritardo «strutturale nell'attuazione degli interventi previsti nel nuovo periodo di programmazione 2014-2020, dove la capacità di spesa e di pagamento è ben lungi da registrare i livelli attesi, considerando che si è giunti a metà del ciclo, e presenta il rischio di compromettere seriamente gli intenti di miglioramento delle performance rispetto al ciclo precedente, promossi dalle innovazioni procedurali poste in essere», il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno afferma che ci sono «tutte le premesse affinché venga rispettata anche la scadenza di fine 2018, quando dovranno essere certificate spese per un ammontare intorno al 17% delle risorse disponibiliì».

La classifica
Entriando nel merito, tuttavia,non possiamo non rilevare che dal dettaglio dei pagamenti dell'Ue per Paese, aggiornato giornalmente, e pubblicato dalla dg Politica regionale della Comissione (https://cohesiondata.ec.europa.eu/EU-Level/Regional-Policy-2014-2020-EU-Payment-Details-by-Co/32e8-8e7w) constatiamo, invece, che dei 28 Stati membri, 29 considerato che è incluso anche Interreg, occupiamo impietosamente l'ultimo posto con il 7,26% contro una media Ue del 13,80%, con la Grecia al primo posto con il 23,17% e alcuni nostri competitor per le regioni meno sviluppate già al 15,27% (Polonia) e al 10,89% (Spagna) e alcuni stati membri contribuenti netti al 12,11% (Francia) e al 12,06% (Germania).
Se poi passiamo ad analizzare i 20 programmi approvati dalla Ce con la prima tranche nel dicembre 2014 e quindi oggetto alla fine del triennio scopriamo che 15 riguardano programmi operativi regionali (Por) Fse (Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta, Veneto, il Po delle Provincia autonoma di Trento, 3 programmi operativi nazionali (Pon) Fse (Scuola dove è presente anche il Fesr, Inclusione sociale, Sistemi di politiche attive per l'occupazione, Iniziativa occupazione giovani).
Un pacchetto di risorse decisamente modesto se si tiene conto che dei 44,5 miliardi di risorse Ue assegnate all'Italia, il Fse pesa, complessivamente, compresa l'Iniziativa occupazione giovani, il 27,6% contro il 48,3% del Fesr.

In testa e in coda
Non resta quindi che dare uno sguardo ai risultati finora conseguiti dai Pon e Por cofinanziati da Fesr e Fse (si veda la tabella correlata), tralasciando quelli cofinanziati dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr) e dal Feamp (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca) e i Po transnazionali (Interreg, Espon, Ipa-Cbc e Eni).
Nello specifico balza all'occhio il dato della regione Emilia-Romagna che nel Po Fesr ha già impegnato il 111% delle risorse programmate, con un overbooking all'11%. Ottimo il risultato del Pon Iniziativa Pmi con il 100%, di Cultura con il suo 86%, del Po della Provincia autonoma di Bolzano con il 77% e della Valle d'Aosta con il 74% e del Pon Infrastrutture e reti con il 71%.
All'opposto desta attenzione lo 0% del Pon legalità, il 3% del Pon Fse inclusione, il 5% del Po Fse Toscana, il 6% di quello della provincia autonoma di Bolzano e il 9% del Po Fesr Umbria. Per la spesa, oltre al Pon Fse iniziativa giovani al 28%, si segnalano alcuni Po Fse a doppia cifra (Piemonte 24%, provincia autonoma di Trento 19%, Emilia-Romagna 15%, Lombardia 13%, Friuli Venezia Giulia 12%, Toscana 11%). Anche per il Fesr alcune percentuali raggiungono o superano il 10%: Po Emilia-Romagna 10%, Pon Cultura 12% e Po Valle d'Aosta 14%.
Diversi i Po ancora senza spesa: Pon governance e capacità istituzionale, città metropolitane, inclusione, iniziativa Pmi, legalità, Abruzzo Fesr, provincia autonoma di Bolzano Fesr e Fse, Sicilia Fesr, Veneto Fesr. Dalla lettura dei dati si ha la sensazione che ancora una volta sarà necessario un impegno supplementare per evitare di trovarci per l'ennesima volta ad dover rincorrere l'obiettivo.

La tabella con i dati sulla spesa

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