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Un viaggio in Italia a ritmo lento: case cantoniere e beni pubblici inutilizzati da riconvertire

Il minimo comune denominatore è lo sviluppo di un nuovo modo di visitare l’Italia, da percorrere a piedi, in bicicletta, in treno (o utilizzando la sinergia tra i tre mezzi) grazie a una nuova rete di strutture già esistenti lungo i cammini, le ciclovie e i tratti ferroviari, ma riconvertite in chiave turistico-ricettiva. È la scommessa della mobilità lenta, che permette di assaporare in modo diverso i posti visitati e che consente di vedere paesaggi e bellezze altrimenti impossibili da mettere a fuoco.
Una scommessa che ha un suo posto di riguardo nel Piano strategico del turismo 2017-2022 e che «permetterà di gestire meglio i flussi di visitatori del nostro Paese, che fino al 2030 continueranno a crescere», afferma Francesco Palumbo, direttore generale del turismo al ministero dei Beni culturali. È anche un modo per decongestionare le grandi città storiche prese d’assalto dai viaggiatori e per creare percorsi alternativi per conoscere l’Italia. «C’è una forte domanda di mobilità lenta - aggiunge Palumbo - soprattutto dal Nord Europa. L’obiettivo è creare una sorta di sistema arterioso che attraversi la penisola e lungo il quale far transitare camminatori, ciclisti, amanti del treno».
In cantiere ci sono almeno sei iniziative che convergono verso quell’obiettivo e che coinvolgono diversi attori istituzionali - i ministeri dei Beni culturali, delle Infrastrutture e della Difesa, l’agenzia del Demanio, l’Anas, le Ferrovie dello Stato -, i quali devono muoversi in sincronia.

Case cantoniere e fari
Così è stato nel caso delle cantoniere, progetto partito a dicembre 2015. I risultati, al momento, non sono lusinghieri, perché su 30 case cantoniere (poi scese a 28 per problemi catastali di due strutture a Cortina) messe a disposizione dall’Anas - su un patrimonio di 1.244, 650 delle quali inutilizzate - solo tre sono state assegnate in concessione per dieci anni per iniziative legate al turismo lento (bed & breakfast, ristorazione, assistenza a camminatori e ciclisti). All’Anas sottolineano che si è trattato di un progetto pilota, che ha permesso di evidenziare diverse criticità e ora si stanno studiando forme alternative per mettere a gara le altre cantoniere.
Meglio è andata per l’operazione di recupero e gestione a uso turistico dei fari. Demanio e Difesa servizi, la società in house del ministero della Difesa, hanno già approntato due bandi e assegnato 24 su 31 fari. In autunno partirà la terza gara.

Cammini e percorsi
Sotto buoni auspici parte anche il progetto “Valore Paese - Cammini e percorsi”. La consultazione pubblica che ha preceduto il primo bando, coordinata dal Touring Club, ha raccolto 25mila segnalazioni: 18mila in Italia e 6mila dall’estero. Per i primi 43 beni (ex caselli ferroviari, case del Fascio, ex postazioni militari, fabbricati) si sono aperte le procedure di assegnazione. Si tratta di 30 strutture di proprietà statale e di 13 degli enti locali (che hanno predisposto propri bandi). Per quanto riguarda i beni statali, le domande si possono presentare entro l’11 dicembre e da venerdì scorso fino al 15 ottobre è possibile prenotare un sopralluogo dell’immobile. Tutte le informazioni si trovano sul sito del Demanio (www.agenziademanio.it).
I 303 beni che il progetto “Cammini e percorsi” intende assegnare nel corso del triennio - 103 quest’anno, cento il prossimo e altrettanti nel 2019 - si trovano soprattutto lungo le vie della mobilità lenta e l’obiettivo è di trasformarli in punti di ristoro, alloggi, centri di promozione del territorio, posti di primo soccorso, officine per biciclette, centri di benessere e Spa. Strutture per alleviare le fatiche di chi pedalerà lungo le dieci ciclovie finora individuate (che coprono l’intera Italia) o passo dopo passo si muovono sui cammini. In entrambi i casi si tratta di percorsi da completare e adeguare agli standard internazionali di sicurezza.

Treno e bici
Prevista anche la possibilità di fare tratti in treno, portandosi dietro la bici. È il progetto del primo treno turistico che Beni culturali e Ferrovie stanno mettendo a punto. L’Italia non ha un vero e proprio treno turistico e l’idea è di istituirne uno - potrebbe essere un Freccia Bianca riadattato - che colleghi Bolzano alla Sicilia, passando per Roma. Un progetto di 40 milioni di euro. Intanto c’è già una rete di ferrovie storiche. «In quattro anni - spiega Luigi Cantamessa, direttore generale della Fondazione Fs - abbiamo recuperato 500 dei mille chilometri di tratte poco o nulla utilizzate. È il progetto “Binari senza tempo”, che ha visto un investimento di 10 milioni di euro e che ha fatto aumentarei i turisti da 7mila a 70mila». Un’iniziativa a cui dovrebbe dare man forte la recente legge sul riutilizzo dei binari dismessi, che entrerà in vigore giovedì.

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