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I fondi regionali all’export valgono 81 milioni - La mappa del sostegno pubblico alle imprese che esportano

Il sostegno all’export delle Regioni italiane vale 81 milioni di euro. Ma non è direttamente proporzionale al peso di ciascuna regione sul totale della bilancia commerciale italiana. Prendiamo la Lombardia, per esempio: le sue imprese sono protagoniste da sole di quasi un terzo dell’export italiano (per l’esattezza del 27%) eppure nel 2016 hanno incassato dall’amministrazione regionale fondi per 6,1 milioni. Pur quasi raddoppiati, rispetto ai 3,7 milioni erogati dal Pirellone nel 2015, si tratta di poco più del 7% del totale dei finanziamenti regionali all’export in Italia. Il Trentino-Alto Adige invece, che vale solo l’1,9% di tutte le esportazioni italiane, di fondi regionali ha ricevuto oltre 26 milioni, la cifra più alta di tutto il Paese.

Il rapporto sul commercio estero di Ice e Istat
Il bilancio dei finanziamenti pubblici all’internazionalizzazione da parte del Sistema Paese Italia è contenuto nel rapporto 2017 sul commercio estero che Ice e Istat hanno presentato lo scorso 13 luglio. In tutto, tra fondi del Ministero dello Sviluppo economico, dell’Ice, delle Regioni e delle Camere di Commercio, nel 2016 le imprese italiane hanno beneficiato di 273 milioni di euro, dieci milioni in più rispetto al bilancio d’esercizio precedente. Ad aumentare, da un anno con l’altro, è stato soprattutto il sostegno proveniente dal ministero, che è passato da 6 a 26 milioni, e quello dell’Ice, cresciuto da 110 a 134 milioni. È diminuito invece il supporto delle Camere di commercio, le quali hanno accusato il colpo della riforma del Governo che ha tolto dal novero dei loro compiti le attività promozionali direttamente svolte all’estero.

Il quadro delle Regioni
E il supporto pubblico proveniente dalle Regioni? Dal bilancio risulta diminuito anch’esso: erano 106 milioni nel 2015, sono diventati appunto 81 l’anno scorso, di cui 22,3 milioni basati sui fondi europei della programmazione 2014-2020. Dall’Ice fanno sapere che in realtà non c’è stato un calo e che il livello del contributo regionale è in linea con quello del 2014. L’anomalia piuttosto ci sarebbe stata nel 2015: quei 106 milioni sarebbero la coda contabile della programmazione comunitaria 2007-2013 e delle attività per Expo.
La contrazione maggiore dei finanziamenti regionali c’è stata al Sud, dove si è passati dai 36 milioni del 2015 a quota 13,5. Maglia nera la Sicilia, dove le erogazioni sono state pari a zero, un tracollo rispetto agli oltre 17 milioni messi a disposizione nel 2015. Nel Mezzogiorno fa eccezione solo la Sardegna, dove la spesa è aumentata in maniera significativa passando da 1,1 milioni del 2015 a oltre 3 milioni.
Il sostegno regionale è calato anche nel Centro Italia, dai 26,5 milioni del 2015 a soli 15,7 milioni. In particolare la Toscana - che con una quota dell’8,1% è la quinta regione più esportatrice del Paese - ha dimezzato il contributo pubblico alle imprese internazionalizzate. Quasi azzerato invece il sostegno della Regione Marche, ma in questo caso a incidere è stata l’emmergenza terremoto.
L’attenzione regionale all’export, insomma, in Italia si concentra tutta al Nord. A Nordovest il contributo delle Regioni è cresciuto da 6,5 a 9,2 milioni grazie appunto al raddoppio della Lombardia. Ma ancora più significativo è stato il contributo al Nordest: oltre all’exploit del Trentino-Alto Adige, va registrato il balzo del Veneto - che è anche la seconda regione italiana per vocazione all’export - che ha visto crescere i finanziamenti locali da 0,3 a 6 milioni di euro.

Il sostegno ai settori ad alto tasso di innovazione
Fin qui abbiamo parlato di numeri. Ma dal punto di vista qualitativo, come si orienta il finanziamento pubblico all’export delle regioni italiane? Il rapporto Ice-Istat 2017 segnala alcune novità interessanti. La prima è il peso crescente che sta assumendo il sostegno ai settori ad alto tasso di innovazione: lo si vede ad esempio negli interventi rivolti all’aerospazio in Piemonte e nel Lazio, oppure in quelli a supporto dell’Industria 4.0 in Lombardia, Toscana, Puglia, Emilia-Romagna e di nuovo Piemonte e Lazio.
Il secondo elemento di novità è invece l’occhio di riguardo nei confronti dei consorzi per l’internazionalizzazione, ai quali nel 2016 sono arrivati contributi per oltre 9 milioni di euro: la seconda voce più pesante dei finanziamenti regionali, dopo i 24 milioni spesi per sostenere la partecipazione agli eventi fieristici. Puglia, Emilia-Romagna e Umbria sono tra le regioni più attente alla promozione delle reti d’impresa.
Del resto, quella delle reti è una modalità che piace sempre di più, alle istituzioni italiane, quando si tratta di spingere le nostre Pmi sui mercati esteri. RetImpresa stima che tra il 2010 e il 2016 sono stati realizzati 176 interventi regionali a sostegno della competitività delle imprese, con uno stanziamento complessivo pari a 2,2 miliardi di euro, il 27% dei quali espressamente dedicati a finanziare i programmi di internazionalizzazione delle Pmi.
Dal bilancio dei finanziamenti 2016 emerge anche la predilezione di alcune regioni per determinate aree del mondo. In Puglia, per esempio, i fondi hanno mostrato una certa preferenza per le imprese che vanno in Medio Oriente, mentre la Toscana - sarà per via del vino - ha strizzato l’occhio soprattutto all’America del Nord.

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