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Programmi «Interreg», dote da due miliardi per progetti senza confini

Programmi «Interreg», dote da due miliardi per progetti senza confini Una dote da due miliardi per progetti senza confine che coinvolgono le regioni italiane. Sono i cosiddetti «Interreg» finanziati dai fondi europei Fesr e da una quota nazionale. Un gioco di squadra a favore della cooperazione con territori di altri Paesi, dalla Francia a Malta passando per la Svizzera e il Centro Europa per creare sinergie e contribuire allo sviluppo e alla coesione. L'Italia ha un ruolo chiave anche come cabina di regia: ben 8 Autorità di gestione sono regioni del nostro Paese.

I programmi territoriali
Che cos’hanno in comune la provincia di Venezia, quella di Lecce e la croata Karlovac? Sono tutte e tre potenziali beneficiarie del Programma di cooperazione transfrontaliero Italia-Croazia: un tesoretto di 237 milioni di euro per il periodo 2014-2020 riservato a 25 province italiane di 7 Regioni e 8 contee croate. Aree diverse, ma unite da un obiettivo comune che non conosce barriere: accrescere lo sviluppo dell’economia “blu”.
In tutto sono 107 i Programmi di cooperazione territoriale a livello europeo e fanno parte della “grande famiglia” che in gergo comunitario viene chiamata Interreg, declinata in cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale. Possono contare su 10,1 miliardi, pari al 2,8% della dotazione complessiva per la politica di coesione. A differenza degli altri fondi Ue la loro gestione, ma anche i progetti presentati, devono avere un carattere transfrontaliero, transnazionale o transregionale. A farne richiesta possono essere, a seconda dei casi, amministrazioni pubbliche, agenzie di sviluppo regionale, Pmi e grandi imprese, Camere di commercio, Ong, Università e le maggiori risorse vengono destinate alla protezione dell’ambiente, ricerca e innovazione e ale reti di infrastrutture.

Che cosa fa l’Italia
L’Italia è coinvolta in 17 programmi per un totale complessivo di oltre 2 miliardi (di cui 1,7 miliardi di risorse Fesr, che l’Osservatorio Il Sole 24 Ore-Gruppo Clas ha passato ai raggi X. Un gioco di squadra con territori di altri Paesi, dalla Francia a Malta, passando per il Centro Europa. Tra questi, 8 sono transfrontalieri (i cosiddetti Interreg V-A), compreso quello con la Svizzera (che non fa parte della Ue), 4 transnazionali (Interreg V-B) e 4 interregionali (Interreg V-C). A loro si aggiunge il programma di cooperazione Italia-Albania e Montenegro. I due Paesi non fanno ancora parte dell’Unione europea, ma sono nella fase di preadesione. Il budget totale di questo programma, che punta a intensificare la cooperazione tra sei province della Puglia, le due del Molise e i loro “dirimpettai” sull’altra sponda dell’Adriatico, è di 92,7 milioni di euro. Il primo bando si è chiuso il 30 maggio e dalle prime valutazioni le candidature presentate sono oltre 180, con il 70% di capofila italiani.
«Questi strumenti - sottolinea l’economista di Gruppo Clas Chiara Sumiraschi - rappresentano un pilastro significativo della costruzione europea, dove l’Italia sta giocando un ruolo chiave, se si pensa che su 13 programmi transfrontalieri e transnazionali ben 8 Autorità di gestione sono Regioni italiane». Si tratta di Lombardia, Friuli Venezia-Giulia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, provincia autonoma di Bolzano, Puglia e Sicilia. Tutte le regioni sono coinvolte in almeno un programma, con un massimo di sette per Friuli Venezia Giulia e Veneto.

I vantaggi
Quali sono i vantaggi derivanti dalla partecipazione a questi programmi? «In primo luogo - spiega Francesco Peroni, assessore alle Finanze del Friuli-Venezia Giulia - quello finanziario, perché i candidati possono contare su risorse considerevoli, tra fondi Fesr e cofinanziamento nazionale. Ma non solo: il valore aggiunto è la collaborazione con territori confinanti che contribuisce a una maggiore coesione. Basti pensare che nella programmazione precedente grazie alla cooperazione con la Slovenia abbiamo avviato progetti di ricerca scientifica applicata nel settore sanitario e migliorato le infrastrutture di trasporto a vantaggio dell’intera collettività». La cooperazione, dicono dal programma transfrontaliero Italia-Francia Marittimo, diventa anche un modo per attrezzarsi per far fronte in forma congiunta alle sfide complesse, come la sicurezza marittima dei passeggeri.
Se i vantaggi potenziali possono essere numerosi, la presenza di partner provenienti da Paesi diversi rende più complessa la fase di presentazione dei progetti. Al programma transfrontaliero Italia-Svizzera una soluzione per far fronte a questo ostacolo l’hanno trovata: «Abbiamo organizzato una manifestazione di interesse, seguita da un laboratorio per lo sviluppo della progettualità - spiega Enzo Galbiati, Autorità di gestione per il programma -. Solo i candidati che hanno partecipato a queste due fasi potranno accedere al nostro primo bando che verrà pubblicato il 3 luglio».

Central Europe, Mediterranean e Adriatic-Ionian
I tre programmi che coinvolgono il maggior numero di regioni italiane sono Central Europe, Mediterranean e Adriatic-Ionian, tutti e tre transnazionali. Il primo crea un “ponte” tra 9 Regioni italiane e altri territori di Austria, Croazia, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Slovenia. «Con i due bandi già chiusi nell’attuale programmazione - dice Luca Ferrarese, a capo del segretariato tecnico - stiamo cofinanziando 85 progetti di cooperazione. Il principale vantaggio per i beneficiari è l’approccio congiunto per condividere problemi e sfide al di là dei confini nazionali. I progetti diventano così veicoli per lo scambio di buone pratiche, per ridurre le disparità regionali e creare nuovi posti di lavoro». Sono invece 19 le regioni italiane coinvolte in Interreg Mediterraneo. Il primo bando è stato pubblicato nel settembre 2015 e ha visto la partecipazione italiana in tutti e 61 i progetti approvati.

Interreg V-C
Un discorso a parte meritano i programmi interregionali, i cosiddetti Interreg V -C, che sono riservati potenzialmente a tutte le regioni europee, anche molto distanti tra loro. Per Urbact III (sviluppo urbano integrato) - fanno sapere dall’Agenzia per la coesione territoriale - sono stati finora approvati 25 progetti e selezionate 97 buone pratiche. I partner italiani coinvolti nei progetti approvati sono 20, di cui 3 con il ruolo di capofila. Per Interreg Europe, che ha l’obiettivo di sviluppare investimenti a favore della crescita e dell’occupazione, sono stati invece accolti 130 progetti, con 132 partner italiani convolti, di cui 21 nel ruolo di capofila.
«Il lavoro di squadra - conclude Sumiraschi - non si esaurisce alla scadenza dei progetti e in prospettiva può diventare un volàno per bandi futuri o nuove partnership».

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