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L’aeroporto di Trieste cerca un socio privato

L’aeroporto di Trieste-Ronchi dei Legionari, controllato al 100% dalla Regione Friuli Venezia Giulia, cerca un socio privato per crescere e giocare un ruolo di prim’attore nell’area a cavallo tra Friuli, Carinzia, Slovenia, Croazia e Veneto. Con possibile cessione anche del 51% delle quote, per rendere l’offerta più appetibile agli occhi dei potenziali investitori. E tra i soggetti interessati alla privatizzazione di Ronchi, oltre alla veneziana Save che da anni guarda allo scalo giuliano, ci sarebbero la tedesca Fraport (aeroporto di Francoforte), che entrerebbe in pista attraverso l’aeroporto sloveno di Lubiana (controllato al 100%), Atlantia (società che controlla Aeroporti di Roma) e, secondo voci che circolano in ambienti triestini, a sorpresa anche la Sea (Linate e Malpensa).

Uno scalo in espansione
«Trieste - spiega al Sole 24 Ore il presidente di Trieste Airport, Antonio Marano - è uno scalo in grande espansione con programmi di sviluppo ambiziosi. Nel 2017 è previsto un aumento dei passeggeri del 15% rispetto al 2016, arrivando a quota 840mila. La previsione di un milione di passeggeri era stimata per il 2020, mentre sarà in realtà raggiunta già nel 2018. La società, dopo aver chiuso per anni i conti in rosso, è tornata in utile e le stime per i prossimi esercizi parlano di un forte aumento della redditività. Inoltre - continua Marano - dopo 29 anni di attesa è finalmente partito il cantiere per collegare l’aeroporto alla linea ferroviaria Trieste-Venezia (opera da 17,2 milioni di euro, ndr). Il collegamento ferroviario sarà attivo già nel 2018 e Trieste risulterà uno degli otto aeroporti italiani collegati direttamente con la rete ferroviaria».

Il piano industriale
Il piano industriale 2016-2020 di Trieste Airport parla di investimenti per 39 milioni di euro, in gran parte finanziati dalla stessa società di gestione.
«Sono cifre consistenti - continua Marano - che impongono una revisione dell’assetto azionario, con l’apertura del capitale ai privati. Perché la spinta alla crescita potrà venire solo dal privato. Entro l’autunno sarà lanciata la gara europea per la ricerca di un partner». Ci sono due opzioni: 1) aumento di capitale finalizzato all’ingresso del nuovo socio; 2) cessione diretta di quote. «Per essere attrattiva - dice Marano - la gara dovrà consentire di rilevare la maggioranza della società,dal 51% in su, ma sarà la politica a decidere, a dire l’ultima parola. Noi porremo solo un requisito: il futuro socio di Trieste Airport dovrà essere un operatore del settore. Una società aeroportuale oppure un fondo infrastrutturale che abbia già in portafoglio partecipazioni in aeroporti».
Attualmente il 48% del traffico passeggeri su Trieste è sviluppato da Alitalia, che effettua 5 voli al giorno su Roma, il 30% da Ryanair, il 15% da Lufthansa (3 voli al giorno con Monaco di Baveira) e il resto da vettori low cost (Tui Fly, Borajet Airlines e altri). «In prospettiva - rivela Marano - Lufhtansa potrebbe collegare Trieste con l’hub di Francoforte, mentre potremo brindare forse anche a un collegamento Air France con Parigi». Intanto la spagnola Primera Air a fine maggio partirà con la rotta su Reykjavik, mentre Volotea volerà su Napoli e Borajet su Istanbul.

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