Imprese

La Tap ha concluso l’espianto degli ulivi

Ancora una volta per poter lavorare nell’area del cantiere Tap a Melendugno, nel Salento, è stata necessaria la presenza della Polizia. Come già accaduto nelle settimane scorse, quando si è trattato di portare via temporaneamente gli ulivi nella zona del microtunnel, così è accaduto l’altra notte quando un centinaio di agenti ha fatto strada alle ruspe per rimuovere le barricate stradali, allontanare i manifestanti (c’erano una cinquantina di No Tap a presidio, ma non ci sono state cariche, nè disordini) e consentire agli operai di entrare nel cantiere, altrimenti inaccessibile. Stavolta non c’erano da espiantare ulivi poichè sui 211 esistenti nell’area, tutti, eccetto una quindicina di ulivi monumentali per i quali si attende uno specifico via libera della Regione Puglia, sono stati già espiantati e rimessi a dimora nel sito provvisorio (e autorizzato) di masseria del Capitano oppure reimpiantati in dei grossi vasi. No, stavolta c’era solo da mettere in sicurezza 11 alberi che erano rimasti «zollati», come dicono i tecnici, cioè espiantati, con una parte di terreno attorno alle radici ma non rimessi a dimora. Uno stato di precarietà che alla lunga avrebbe creato danni agli ulivi. Sicuramente così non avrebbero potuto reggere sino a novembre, visto che dopo la fine di aprile, e quindi per tutta l’estate e l’autunno, gli ulivi non si possono più movimentare. E quindi per evitare la morte degli ulivi nelle riunioni dei giorni scorsi si era deciso che gli alberi «zollati» non sarebbero stati portati a masseria del Capitano ma riposti, al pari degli altri, in dei vasi collocati al di fuori dell’area di cantiere. Solo che per fare quest'operazione bisognava far entrare operai e mezzi nel cantiere stesso, accesso che è stato possibile solo col blitz notturno della Polizia. Tutto l’intervento si è svolto in un paio di ore. Cinque camion hanno poi trasportato gli alberi altrove

Operazione espianto
Con quest’operazione è finita difatto tutta la fase relativa agli ulivi che era cominciata il 28 marzo all’indomani del verdetto del Consiglio di Stato che, bocciando il ricorso della Regione, ha detto che l’Autorizzazione unica rilasciata dal Mise a Tap a maggio 2015 è regolare. I primi espianti sono partiti allora, in un clima molto teso e che spesso ha sfiorato lo scontro, per poi essere sospesi il 6 aprile quando il Tar del Lazio ha accolto un nuovo ricorso della Regione. Ma fu una sospensione a tempo perchè il 20 aprile anche il Tar ha dato ragione a Tap sulla legittimità dell’espianto.

Prossimi step
Adesso per il progetto del gasdotto si aprono due fasi: il rilascio delle 14 prescrizioni (tra ministero dell’Ambiente, Regione, Arpa Puglia e Autorità di bacino) per la costruzione del pozzo di spinta nel quale verrà calata la «talpa», la macchina che dovrà scavare il microtunnel, e l’ammissione o meno ad una Valutazione d’impatto ambientale specifica dello stesso microtunnel. Lungo 1.635 metri, scavato 15 metri sotto la spiaggia per evitare interferenze, il microtunnel avrà al suo interno il tubo del gasdotto. Tap ha presentato il progetto a febbraio e prossimamente, da parte del ministero dell’Ambiente, partirà la valutazione insieme alle osservazioni presentate dai soggetti interessati. Sul microtunnel una decisione è attesa prima dell’estate ma non si esclude che possa arrivare dopo. Tap in ogni caso si è impegnata a non effettuare alcun lavoro per tutta la stagione del mare.

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