Personale

Personale, calcoli a doppio binario per i limiti al fondo decentrato

di Gianluca Bertagna

La regola introdotta dall'articolo 33, comma 2, del Dl 34/2019 sui limiti al fondo delle risorse decentrate, di per sé, è abbastanza semplice. Garantire l'invarianza del valore medio pro-capite del trattamento accessorio dell'anno 2018 prendendo come base di riferimento i dipendenti presenti al 31 dicembre del medesimo anno. Alla prova dei calcoli, però, i dubbi non si fanno attendere e la speranza è che la tanto promessa e attesa circolare esplicativa chiarirà ogni questione. Nel frattempo, la bozza del Dpcm, nulla dice sulle concrete modalità operative.

I dati certi
Partendo dall'analisi delle informazioni certe dal punto di vista letterale della norma, si chiede di fare un calcolo sul 2018 per determinare il valore medio pro-capite prendendo gli importi del fondo della contrattazione e gli stanziamenti destinati alle posizioni organizzative. Il valore andrà poi diviso per il numero dei dipendenti al 31 dicembre 2018 (non va quindi fatta la semi-somma nell'anno 2018 essendo la norma chiara nell'affermare che il numero dei dipendenti è quello all'ultimo dell'anno). L'operazione determinerà un importo in euro, cioè il valore medio di quanto un dipendente "pesca" di trattamento accessorio e che dovrà essere mantenuto nel tempo in presenza di nuove assunzioni di personale. Una specie di salvaguardia, quindi, al fine di garantire una proporzionalità alla luce dell'incremento delle assunzioni proposte dal Decreto Crescita.

Il calcolo sul nuovo anno
Ipotizziamo che questo valore corrisponda a un importo di 3mila euro pro-capite. A questo punto ogni lavoratore assunto porterà con sé l'obbligo di adeguare il limite di cui all'articolo 23, comma 2, del Dlgs 75/2017 del medesimo valore (sottolineatura: l'obbligo è di adeguare "il limite" non "i fondi"). Scatta ora, però, la domanda più importante: come verranno conteggiati i dipendenti assunti, ad esempio, nel 2020? Quale metodo di calcolo si può utilizzare per capire l'importo esatto?
Una prima soluzione potrebbe essere la già nota regola della semi-somma: si sommano i dipendenti presenti al 1.1. e al 31.12. del 2020 e si calcola esattamente la metà. Per ciascun lavoratore in più verrà aumentato il fondo di 3.000 euro.
Un esempio:
• dipendenti presenti al 31.12.2018: 40
• dipendenti presenti al 1.1.2020: 40
• dipendenti presenti al 31.12.2020: 44. Semisomma: 42 ovvero (40+42)/2.
Incremento del limite di 6.000 euro (3.000 euro per due dipendenti in più rispetto al 2018).

Un calcolo diverso
Un'alternativa di calcolo, sicuramente valida e probabilmente più "proporzionale" è invece quella di ritenere che l'importo di 3mila euro sia su base annua e che quindi se un dipendente viene assunto nel corso dell'anno porterà con sé un incremento "proporzionato" al tempo di lavoro.
Se ad esempio vengono assunti quattro dipendenti,
• uno dal 1 aprile 2020;
• due dal 1 settembre 2020;
• uno dal 1 dicembre 2020,
l'incremento sarà pari a 4.500 euro così determinato:
- 3000 euro / 12 mesi x 9 = 2.250 per il primo dipendente
- 3000 euro / 12 mesi x 8 = 2.000 per i due dipendenti assunti a settembre
- 3000 euro / 12 mesi x 1 = 250 per il terzo dipendente.

Qual è il metodo più corretto? Ovviamente, va rilevato il dato statistico: più un ente è di grandi dimensioni più le due metodologie di calcolo convergeranno. Laddove invece le dimensioni sono più ridotte, sicuramente il secondo metodo appare più ragionevole e vicino ad un concetto di proporzionalità.

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