Personale

Vincolo del 15% al risultato per le posizioni organizzative

Finanziamento delle somme fuori del fondo delle risorse decentrate e revisione del sistema della retribuzione di risultato sono le due principali novità del contratto in fatto di posizioni organizzative.
La sempre più difficile fase della contrattazione integrativa ha imposto una nuova definizione economica dei compensi per i dipendenti incaricati di posizione organizzativa. Il meccanismo che inseriva le somme all’interno del fondo era ormai naufragato, sempre in bilico tra scelte organizzative e obbligo di trovare un accordo con i sindacati.

Il nuovo meccanismo
Ecco quindi l’idea: spostare le somme della retribuzione di posizione e di risultato fuori dal fondo, con imputazione diretta a bilancio, creando quindi l’esatta coincidenza operativa tra enti con o senza la dirigenza. La procedura, semplice, prevede, negli enti con la dotazione organica dirigenziale, di costituire il nuovo fondo del 2018 al netto di quanto destinato nel 2107 alle posizioni organizzative. Lo spostamento sul bilancio avrebbe dovuto semplificare le relazioni con i sindacati. Purtroppo, le cose non sono così perché viene affermato che l’operazione va comunque effettuata nel rispetto dell’articolo 23, comma 2 del Dlgs 75/2017. Si tratta del vincolo che impedisce di superare il valore del trattamento accessorio complessivo del 2016, di cui entrambi gli aggregati – fondo e budget delle posizioni organizzative – fanno parte.
Un’unica torta, quindi, ma divisa in due fette. Se gli importi di partenza nel tempo non cambiano, non ci sarà alcun problema. Se però, ad esempio, l’ente volesse aumentare il valore o il numero delle posizioni organizzative con relativa riduzione della fetta del fondo delle risorse decentrate, si dovrà passare della contrattazione integrativa decentrata. Viceversa, in caso di diminuzione delle posizioni organizzative ci sarebbero i margini per aumentare il fondo, ma anche in questo caso sarà necessario il confronto con i sindacati.

La retribuzione di risultato
L’altra spinta innovativa, che costringerà alla modifica dei sistemi di premialità, riguarda la retribuzione di risultato. I vecchi contratti nazionali prevedevano un range dal 10 al 25% della retribuzione di posizione attribuita a ciascun responsabile. Ogni incaricato, quindi, contava su un “tesoretto” calcolato sulla base dell’importo della posizione per la specifica area. Non sarà più così, perché l’ipotesi di contratto prevede ora un unico budget per la retribuzione di risultato del complesso delle posizioni organizzative, dato da almeno il 15% delle somme prima destinate a retribuzione di posizione e di risultato. Il tesoretto quindi non è più per il singolo dipendente, ma per l’insieme degli incaricati, per cui occorre un’immediata ridefinizione dei criteri per i premi. Anche per questo, si dovrà passare dalla contrattazione integrativa decentrata.

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