Personale

Gli incentivi ai vigili non evitano i tetti di spesa

di Gianni Trovati

Le entrate da multe possono finanziare i «premi» per la Polizia locale, ma senza superare i limiti generali per gli stipendi integrativi dei dipendenti pubblici. I fondi che finanziano le voci aggiuntive delle busta paga, come spiega la riforma Madia della Pa, non possono superare il livello raggiunto nel 2016 fino a quando non sarà completata la futuribile «riorganizzazione» delle architetture salariali dei lavoratori della Pubblica amministrazione. Il nuovo contratto dei dipendenti degli enti territoriali, che al momento è solo una bozza perché attende il via libera della Corte dei conti prima del passaggio finale in consiglio dei ministri, risolve una questione dibattuta da anni. Questione che spesso anima polemiche locali sugli incentivi per i vigili urbani finanziati dai verbali che gli automobilisti si trovano sul parabrezza o nella cassetta postale. Per capire la questione, come capita spesso quando si affrontano le regole del pubblico impiego, bisogna addentrarsi in un dotto sistema di rimandi fra articoli e commi.

Le regole
Il punto di partenza è il Codice della strada, a quell'articolo 208 che da anni prevede anche un obbligo per i Comuni di spiegare in dettaglio quanti degli incassi che vengono raccolti dalle multe finiscono in manutenzione e in interventi di miglioramento della sicurezza stradale. Questo passaggio è rimasto inattuato per l'eterna assenza del decreto del ministero delle Infrastrutture che avrebbe dovuto indicare le modalità di rendicontazione, ma lo stesso articolo del Codice fa rientrare fra i progetti di potenziamento della sicurezza stradale anche gli incentivi alla Polizia locale. Il nuovo contratto (articolo 67, comma 3, lettera i. per i diretti interessati) conferma la previsione, ma aggiunge che gli obiettivi legati alla distribuzione dei premi devono essere contenuti nel piano della performance di ogni ente locale. In pratica, quindi, il meccanismo rientra a pieno titolo fra i «progetti speciali» che nei Comuni possono determinare incentivi in busta paga fin dal contratto del 1999, e non nei bonus previsti da «specifiche disposizioni di legge».

Le conseguenze
Una distinzione dall'aspetto bizantino, ma dalle importanti conseguenze pratiche. Perché gli incentivi per i progetti speciali rientrano nel limite generale che impedisce ai fondi integrativi di superare i livelli raggiunti nel 2016, limite dal quale sono invece esclusi solo i premi regolati dalle «specifiche disposizioni». Sul punto, anche le indicazioni arrivate dalla Corte dei conti sono chiare, e non permettono di puntare su deroghe dettate da interpretazioni più o meno “alternative”. Anche perché il principio che guida la magistratura contabile è quello di premiare sempre le letture più restrittive quando si tratta di fissare i confini delle eccezioni alle regole che limitano la spesa pubblica.

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