Personale

Pa centrale e locale in soli due accordi ma restano tutte le vecchie indennità

di Gianni Trovati

In teoria il quadro è semplice, articolato su due contratti: uno per la pubblica amministrazione centrale e uno per quella locale. La semplificazione, però, si ferma qui. La riforma che riduce da 11 a 4 i contratti nazionali (gli altri due riguardano scuola e sanità) è del 2009, l’accordo sull’applicazione è del 2016. Ma il cammino operativo si annuncia lungo e complicato.

Il problema riguarda prima di tutto il «compartone» della Pa centrale, che dovrebbe riunire sotto un unico cappello ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici come l’Inps, l’Inail e così via. Oltre al cappello, però, dovrebbe essere unico anche l’abito, perché la riforma si proponeva di armonizzare regole e strutture retributive, e non solo di sfoltire gli attori della contrattazione. Ma la questione è complicata, e nei fatti la prima prova sul campo si è limitata al cappello.

Per accorgersene basta guardare il contratto delle «Funzioni centrali», cioè la Pa nazionale. Sono 133 pagine, contro le 60 dell’ultimo contratto dei ministeri, quello del 2006, e solo le tabelle con gli aumenti occupano 23 pagine invece delle 6 snocciolate dalla vecchia intesa. E la ragione è facile da capire. Il contratto è unico, ma i numeri cambiano in base ai vecchi comparti. E una serie di clausole speciali salvano le indennità di ogni ramo dell’amministrazione. Sotto l’insegna unica, quindi, si nascondono regole diverse per i ministeri, le agenzie fiscali e gli enti pubblici non economici. Ma anche l’Enac, l’ente che controlla l’aviazione civile, ha indennità «speciali» su misura, e lo stesso accade al Cnel i cui 59 dipendenti, superata con successo l’incognita referendaria, sono risaliti sul treno del contratto per la Pa centrale. Completano l’intreccio le clausole speciali per l’Agid, l’agenzia per l’Italia digitale, e le regole ponte dedicate al personale passato dall’Ispels (l’istituto per la sicurezza sul lavoro chiuso nel 2010) all’Inail o dall’Isfol (istituto per la formazione professionale archiviato nel 2015) all’Anpal, l’agenzia nazionale per le politiche attive. Questi dipendenti rientrano in teoria nella Pa centrale, ma restano in realtà fra gli enti di ricerca (nel comparto della «conoscenza»). A rimettere ordine dovrà pensarci la prossima tornata.

Nel contratto degli enti territoriali si è invece fatta largo, richiesta da tempo, la sezione speciale per la polizia locale, e la promessa di «valorizzare» le specificità degli avvocati pubblici e del personale educativo delle scuole comunali. Perché semplificare sulla carta è facile: ma quando si deve passare ai fatti la realtà complessa presenta il conto.

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