Personale

Speciale nuovo contratto/1 - Aumenti da 65 euro più 20 temporanei

La firma notturna dell’accordo sul nuovo contratto per i 467mila dipendenti di Regioni ed enti locali (anticipata sul Quotidiano degli enti locali e della Pa di ieri) libera il campo per il rush finale sulla sanità, ultimo comparto del pubblico impiego ancora senza accordo. L’obiettivo del governo, ribadito ieri dalla ministra della Pa Marianna Madia, è quello di «chiudere a breve», anche per archiviare prima delle elezioni la partita contrattuale dei dipendenti pubblici (sui dirigenti il lavoro è all’avvio). Ma non è semplice, perché sulla sanità l’architettura del miliardo di euro necessario ai nuovi contratti è ancora da puntellare: oggi comunque è in programma un confronto all’Aran, nel tentativo di fermare in extremis lo sciopero degli infermieri di domani, mentre il 1° marzo sarà il turno dei medici (che hanno già sospeso lo sciopero). «Ora si deve chiudere sulla sanità», rilancia il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonacini, mentre il presidente dell’Anci Antonio Decaro rivendica la «restituzione di dignità ai dipendenti pubblici più vicini ai cittadini» realizzata con il contratto degli enti locali, che secondo il presidente Upi Achille Variati «apre una nuova stagione anche per i lavoratori delle Province» dopo gli anni difficili della riforma.

Il piano degli aumenti
Alla fine, il contatore degli aumenti medi del nuovo contratto si è attestato pochi centesimi sotto gli 85 euro, ma attenzione. Gli effetti in busta paga viaggiano su due gambe: la prima è strutturale, e prevede aumenti lordi a regime (con decorrenza 1° marzo) da 52 a 90,3 euro lordi a seconda del gradino occupato nella scala gerarchica, con una media quindi da 65 euro pro capite. A completare i conti interviene «l’elemento perequativo», che a differenza di quanto accaduto per ministeri e agenzie fiscali si spalma su tutte le categorie dei dipendenti: è più sostanzioso per le fasce basse, dove arriva a 29 euro al mese, e si abbassa poi progressivamente fino a ridursi a 2 euro per le caselle immediatamente inferiori alla dirigenza. L’«elemento perequativo», pensato all’inizio della tornata contrattuale nella Pa per sterilizzare la perdita di parte del bonus da 80 euro, è però temporaneo, e uscirà di scena a fine dicembre alla scadenza del triennio contrattuale (2016-2018) in via di rinnovo. A quel punto resteranno i 65 euro lordi medi, e ci sarà da affrontare di nuovo la questione degli effetti sul bonus Renzi: un problema simile attende gli altri comparti, ma in Regioni ed enti locali è generalizzato perché le buste paga medie sono più leggere rispetto a quelle dell’amministrazione centrale, e di conseguenza l’«elemento perequativo» temporaneo riguarda tutti.
Come nei ministeri e nella scuola, il nuovo contratto disegna un impianto di aumenti «lineari» che poi dovrebbe essere modulato dagli integrativi finanziati dai fondi decentrati. Anche nel contratto degli enti locali si prevede che almeno il 30% delle quote variabili di questi fondi sia indirizzato alla «produttività individuale». Una nuova indennità unica (da uno a 10 euro al giorno a seconda dei casi) compenserà invece rischi, disagi e responsabilità da maneggio valori. A modularla saranno le «caratteristiche istituzionali, dimensionali, sociali e ambientali degli enti e degli specifici settori di attività», in una definizione ampia che potrà spingere verso l’alto questa voce.

Indennità per le «posizioni organizzative»
Per il resto, oltre a seguire la strada tracciata da ministeri e agenzie fiscali su codice disciplinare e regole anti-assenteismo, il contratto affronta una serie di temi specifici per il comparto. Fra questi, merita di essere segnalato il fatto che le indennità per le «posizioni organizzative» (sono i dipendenti con ruoli di responsabilità, a cui spetterà un «bonus» fra i 5mila e i 16mila euro lordi all’anno) escono in tutti gli enti dai fondi decentrati, come già accade oggi nei Comuni dove non ci sono dirigenti. Regole su misura, poi, arrivano per la Polizia locale e per le attività di comunicazione, dove fa il proprio debutto contrattuale la figura del «giornalista pubblico».

L’ipotesi di contratto

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