Personale

Per i dirigenti pubblici primo concorso «2.0»

Doti nel ”problem solving” e padronanza delle “soft skill”, invece del polveroso tema che esalta nozionismi e formalismi giuridici.
A colorare di spirito anglosassone l’identikit dei nuovi dirigenti pubblici dovrebbe essere il decreto, firmato da Funzione pubblica e ministero dell’Economia e ora alla Corte dei conti per la registrazione, per reclutare 123 dirigenti dello Stato. Oltre a rinforzare gli organici, il suo compito essenziale sarà quello di tentare la prima traduzione pratica dei principi chiave sulla formazione dei nuovi vertici della Pa rilanciati dalla riforma Madia.

Le prove del corso-concorso
A definire le prove del corso-concorso sarà la scuola nazionale dell’amministrazione (Sna), che secondo le nuove regole dovrà offrire modelli di reclutamento replicabili in tutte le amministrazione. E anche per questa ragione gli strumenti che saranno scelti per selezionare i 123 dovrebbero dettare la linea anche ai concorsi futuri.

L’idea è quella di valutare le capacità manageriali oltre alle classiche competenze giuridiche, che ovviamente rimangono importanti. In due modi. Si sta studiando, prima di tutto, una griglia di preselezioni fondate su test di logica e valutazioni attitudinali, e soprattutto di modificare lo scritto. L’idea è quella di proporre ai candidati “scremati” dai primi test un problema organizzativo reale da risolvere, al posto del classico tema che ha dominato finora gli sforzi degli aspiranti dirigenti. E la stessa impostazione potrebbe ritrovarsi nell’orale finale, che dovrebbe puntare a indagare prima di tutto le competenze gestionali e manageriali degli aspiranti dirigenti.

Verso la nuova formula
Queste prove, si diceva, saranno il primo esempio dei nuovi concorsi pubblici, che in base ai decreti attuativi della delega sulla Pa andrà replicato su larga scala sotto la regia della Sna. Il tutto in base alle istruzioni a cui sta lavorando Palazzo Vidoni, che dovrebbero vedere la luce nelle prossime settimane.

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