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Il militare si può iscrivere a un partito, ma senza ricoprire cariche interne

di Daniela Casciola

I militari possono iscriversi a un partito politico ma non assumere cariche al suo interno. Decide così, con la sentenza n. 5845 depositata ieri, la Quarta Sezione del Consiglio di Stato, riformando parzialmente la sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Piemonte.

La vicenda riguarda un maresciallo dei carabinieri iscritto alla Lega Nord e anche segretario regionale per il Piemonte del “P.S.D. – Partito per gli operatori della Sicurezza e della Difesa”.

Quanto al primo aspetto, il Consiglio di Stato ha osservato che, pur ammettendo la Costituzione la possibilità di vietare per legge l'iscrizione a partiti politici per determinate categorie di dipendenti (lo dice l’articolo 98 della Carta), questo divieto deve essere chiaro e testuale, in quanto non può ammettersi la limitazione di un diritto fondamentale di ogni cittadino in via di interpretazione logica o estensiva.
La soluzione adottata dalla Consulta è in linea anche con i princìpi affermati dal diritto internazionale e sopranazionale, dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo, dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e dalla Carta europea dei diritti dell'uomo.

Diversa la conclusione per quanto riguarda l'assunzione di cariche di partito. In questo caso, infatti, il militare sarebbe tenuto a manifestare pubblicamente e attivamente la linea politica del partito di cui fa parte, ingenerando nella comunità dubbi sulla neutralità delle Forze armate, sancita espressamente dalla Costituzione.

La sentenza del Consiglio di Stato n. 5845/2017

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