Personale

Ai professionisti la promessa di funzioni pubbliche

I centri per l’impiego aprono le porte al lavoro autonomo. L’incrocio tra domanda e offerta di lavoro diventa inclusivo verso i professionisti e le partite Iva e dovrebbe coinvolgere non solo le strutture pubbliche (i punti regionali organizzati sul territorio) ma anche «gli organismi autorizzati alle attvità di intermediazione», cioè le agenzie (private) per il lavoro. La previsione è contenuta nel disegno di legge sul lavoro autonomo, approvato definitivamente mercoledì scorso e in attesa di pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale». Il provvedimento entrerà in vigore il giorno successivo.

Gli sportelli per gli autonomi
La norma, nelle attuali condizioni del sistema pubblico per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, ha più il carattere di una promessa per il futuro che non di impegno per l’immediato. Tuttavia, va segnalata poiché può rapppresentare un primo tassello in un mercato del lavoro dove all’impiego subordinato si affianca sempre più l’occupazione attraverso partita Iva, con competenze professionali molto specialistiche. A funzionare da regia degli sportelli per gli autonomi, nei centri per l’impiego o nelle agenzie, ci sarà l’Anpal (l’Agenzia nazionale per le politiche attive), che pubblicherà l’elenco dei centri convenzionati con gli Ordini, i Collegi (professioni regolamentate in Albi) e le Associazioni riconosciute in base all’articolo 4 della legge 4/2013 (professioni senza Albo). Gli sportelli dedicati fungeranno da “bacheca” sulle disponibilità di lavoro e da help desk per la prima consulenza: le regole per mettersi in proprio, le agevolazioni finanziarie, le facilitazioni nel credito e così via.
Il legislore tenta, dunque, di dare supporto al lavoro autonomo che diventa sempre più «liquido», rispondendo a esigenze di mercato specialistiche e puntali, che richiedono forti competenze, trasversali e verticali, e spiccata capacità di adattamento.

Le professioni protette
L’altro verso del disegno di legge sul lavoro autonomo è costituito da alcune norme che interessano le professioni protette. Si tratta di una “digressione” non prevista nella versione approvata dal Consiglio dei ministri nel gennaio 2016, messa a punto da Maurizio del Conte, consigliere giuridico di Palazzo Chigi e oggi alla presidenza dell’Anpal. Nel corso del cammino parlamentare, già durante la prima lettura al Senato, sono state veicolate alcune deleghe, tra cui quella che prevede la possibilità di affidare - entro 12 mesi dall’entrate in vigore della legge - alle professioni organizzate in Ordini e Collegi «atti pubblici», così da semplificare l’attività delle amministrazioni. Il risultato potrebbe essere: nuove funzioni esercitate dagli iscritti agli Ordini.
L’articolo 5 della legge fa riferimento al carattere di «terzietà» delle professioni ma, nello stesso tempo, nella versione finale si prende atto del rischio di possibili situazioni di «conflitto di interesse». L’affidamento di funzioni pubbliche viaggia, infatti, sul filo del rasio, visto il rapporto fiduciario tra professionista e cliente che è connaturato alla professione intellettuale e che, in molti casi, è anche protetto dal segreto.
Ora, invece, i compiti delegati potrebbero tracciare un “triangolo” tra professionista, cliente e amministrazione pubblica. La questione potrebbe avere pure un risvolto per gli utenti visto che dall’esercizio della delega non devono esserci nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Tradotto: l’eventuale servizio pubblico “trasferito” ai professionisti dovrebbe essere pagato dai cittadini.

La riservatezza dei dati
Nella versione finale del testo si fa riferimento al rispetto della privacy e alla riservatezza dei dati personali nella gestione degli atti «rimessi ai professionisti».
Sono stati invece cancellati alcuni esempi di atti o funzioni pubbliche da trasferire: compiti nella deflazione del contenzioso giudiziario, semplificazioni in materia di certificazione dell’adeguatezza dei fabbricati alle norme di sicurezza ed energetiche con l’istituzione del “fascicolo del fabbricato”, fino all’asseverazione contributiva, una proposta dei consulenti del lavoro sulla regolarità contributiva e retributiva delle aziende. Una funzione, quest’ultima, che oggi è, in parte, esercitata dal Durc Inps (con tutte le difficoltà via via emerse anche per il faticoso aggiornamento dei dati sui pagamenti) e che forse domani sarà esercita, a pagamento, dal professionista di fiducia.

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