Personale

Altolà dei presidi: basta responsabilità senza poteri e uno stipendio adeguato

Gestire una scuola, oggi, equivale a gestire un’azienda di medie dimensioni: per questo bisogna «far corrispondere ad ogni responsabilità i mezzi necessari per farvi fronte e per consentire il raggiungimento dei risultati»; e soprattutto va impedito «il depotenziamento delle prerogative dirigenziali che svuoterebbe di senso la nostra valutazione, rendendola un’operazione meramente formale e burocratica anziché un aiuto al dirigente a svolgere meglio il proprio compito nell’interesse del sistema». Famiglie e studenti, in primis.

Manifestazione il 25 maggio
L’Anp, l’Associazione nazionale presidi, rompe gli indugi e decide di scendere in piazza il 25 maggio a Roma, davanti Miur e Montecitorio. La complessità gestionale di un’istituzione scolastica - dicono in coro i rappresentanti dei presidi - non è seconda a nessun’altra amministrazione né per ampiezza di competenze né per numero di addetti o di soggetti governati. Prova ne sia il rapporto medio dirigente/unità di personale dipendente (1/144) che supera di quattro o cinque volte quello di qualsiasi altro ufficio dirigenziale. Appare pertanto con ogni evidenza che l’attuale trattamento economico riservato ai dirigenti scolastici è del tutto ingiustificato.

«Stop alle sperequazioni retributive»
Il paradosso diventa ancora più evidente se si confrontano le nostre responsabilità e la nostra retribuzione con le responsabilità e le retribuzioni dei dirigenti di Università ed Enti di ricerca, ora appartenenti alla medesima nostra area contrattuale. Da questo confronto emerge chiara la sperequazione retributiva. La situazione è ancor più oggettivamente intollerabile se si pensa che nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito a una riduzione progressiva delle risorse destinate alla parte variabile della nostra retribuzione, già assolutamente inadeguata, a fronte del progressivo aumento di carichi di lavoro e responsabilità. A queste non intendiamo certo sottrarci, ma rivendichiamo con forza un riconoscimento economico commisurato.

Il «nodo» relativo al trattamento accessorio
Il nostro trattamento accessorio, in particolare, è stato oggetto non solo di misure di contenimento della spesa, ma addirittura di ripetute riduzioni. A rendere il quadro ulteriormente paradossale ha contribuito il comportamento dell’Amministrazione: in alcune regioni ha ritardato il pagamento del dovuto a causa di inefficienze; in altre ha attuato modalità di calcolo delle risorse di volta in volta diverse e inaccettabili, per cui alcuni dirigenti sono oggi chiamati addirittura a restituire somme già liquidate negli anni passati; in altre ancora ha determinato condizioni che hanno reso impossibile la sottoscrizione dei contratti integrativi, bloccando o rallentando di fatto l’erogazione delle pur esigue risorse.

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