Fisco e contabilità

Forum Pa: ritardi di due mesi nel saldo delle fatture

Tra i 29 e i 59 giorni di attesa prima di ricevere l’incasso rispetto la scadenza concordata in fattura. È questo il ritardo medio accumulato nel 2017 dalla Pa per pagare le fatture emesse dai fornitori rispetto le aziende private. Il fenomeno è reso più preoccupante considerando l’importo totale del debito commerciale in ritardo che si stima sia stato di 31 miliardi, in leggero calo (-6%) rispetto l’anno precedente. Che possibilità ha una impresa di incappare in un ente ritardatario? Parecchie visto che il malvezzo coinvolge quasi due amministrazioni su tre. Entrando nel dettaglio dei record negativi i Comuni “più lenti” saldano dopo oltre 10 mesi, le Asl con le peggiori performance superano i 230 giorni nonostante un netto taglio dei ritardi di pagamento che nei casi migliori arriva a un anno. Tempi lunghi si registrano tra le Province dove in alcune situazioni si toccano i 543 giorni. Questo è lo spaccato del report «Imprese e pubblica amministrazione: l’analisi dei pagamenti in italia » realizzato dall’Ufficio studi di Banca Ifis e presentato oggi a Roma durante il Forum Pa.

«Lo scorso anno si è registrato un generale miglioramento ma ministeri come quello del Lavoro, Salute e Difesa peggiorano nella loro performance rispetto al 2016 – spiegano da Banca Ifis -. L’Italia resta un paese in cui lo Stato paga in ritardo i propri debiti commerciali senza rispettare la direttiva Ue 2011/7 (introdusse il vincolo del saldo a 30 e 60 giorni ndr)».

Dal 2012 si è aperta la via della certificazione dei crediti usata da poco più di 32mila imprese con quasi 161mila domande per 16 miliardi di controvalore. «Sono circa 500 le imprese che in media ogni mese presentano richiesta di certificazione al sistema Pcc (la piattaforma dei crediti commerciali del Mef ndr) e la maggioranza dei debitori sono enti locali, regioni e province autonome, aziende sanitarie». Il riconoscimento del credito diventa così una opportunità di pianificazione finanziaria che le imprese possono anche smobilizzare chiedendo una anticipazione o compensandolo con i debiti verso l’erario.

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