Fisco e contabilità

Bruxelles presenta il quadro finanziario pluriennale 2021-2027, tagli a coesione e Pac

di Giancarlo Terenzi

La Commissione europea (Ce) ha presentato la proposta di bilancio per il nuovo quadro finanziario pluriennale 2021-2027.
Le risorse ammontano a 1.279,4 miliardi, in leggero aumento rispetto all’attuale Qfp, sono calcolate a prezzi correnti e tengono conto dell’inflazione. Sono pari all’1,14% del reddito nazionale lordo (Rnl) compreso il fondo europeo di sviluppo (Fes), in calo rispetto al 2014-2020 (1,16%), calcolato a 27 Stati membri, e all’irraggiungibile 1,28% del 1993-1999 prima dell’allargamento.
Per finanziare le nuove priorità previste dal Qfp, così come proposto da Bruxelles, le risorse arriveranno da un mix tra nuove risorse (80%) e riassegnazione e risparmi (20%) fino a 22 miliardi annui, pari al 12% dell’intero bilancio europeo. Le nuove risorse, che si aggiungono a quelle tradizionali, imposta sul valore aggiunto (Iva), contributi basati sul Rnl e dazi commerciali, includono il 20% dei proventi della vendita delle quote di emissione di CO2, un’aliquota di prelievo del 3% sulla nuova base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società, un contributo nazionale calcolato in base alla quantità di rifiuti non riciclati di imballaggi in plastica di ciascuno Stato membro pari a 0,80 euro al chilogrammo.

Il nuovo Quadro finanziario pluriennale
Sette le rubriche presenti contro le sei del precedente Qfp che comprendono:
1. Mercato unico, innovazione e digitale per 187,4 miliardi;
2. Coesione e valori 442,4 miliardi dei quali per coesione economica, sociale e territoriale 373 contro i 371 dell’attuale programmazione;
3. Risorse naturali e ambiente 378,9 miliardi contro 420 dell’attuale programmazione, dei quali per la spesa relativa al mercato e ai pagamenti diretti 254 miliardi;
4. Migrazione e gestione delle frontiere 34,9 miliardi;:
5. Sicurezza e difesa 27,5 miliardi;
6. Vicinato e il mondo per 123 miliardi;
7. Pubblica amministrazione europea 85,3 miliardi, di cui per le spese amministrative delle istituzioni 66.

Le novità
Taglio di circa il 7% alla politica di coesione e del 5% alla politica agricola comune (Pac) che saranno aggiornate in modo da poter produrre risultati con minori risorse ed essere addirittura al servizio di nuove priorità. Aumentate, invece, fino a più del doppio, le risorse, presenti all’interno delle varie rubriche, per migranti e confini arrivate a 2,6 volte in più rispetto ai fondi disponibili nell’attuale quadro finanziario, per giovani ed erasmus (2,2 volte), per Life clima e ambiente (1,7 volte), per la sicurezza (1,8 volte), ricerca, innovazione e digitale (1,6 volte), per le azioni esterne (1,3), per un incremento complessivo di 109 miliardi.
Previsti anche due nuovi fondi, che valgono 55 miliardi. Il primo denominato fondo di stabilizzazione degli investimenti, disporrà di 30 miliardi ed è destinato ai Paesi colpiti da crisi per aiutarli a mantenere costante il livello di investimenti pubblici tramite prestiti garantiti dal bilancio dell'Unione europea (Ue). Il secondo, con un budget di 25 miliardi, fornirà sostegno ai paesi per realizzare le riforme e assicurare la convergenza per quelli che adotteranno l'euro.
Riduzione da 58 a 37 il numero dei programmi finanziati dall’Ue riunendo in nuovi programmi integrati le fonti di finanziamento attualmente frammentate e razionalizzando profondamente l’uso dei strumenti finanziari anche tramite il fondo InvestEU.
Semplificata e razionalizzata la normativa sugli aiuti di Stato per agevolare il collegamento tra gli strumenti del bilancio 'Ue e i finanziamenti nazionali.
Fra le novità proposte dall’esecutivo, anche una serie di regole comuni per tutti i fondi a gestione condivisa con le autorità nazionali o locali, dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) a quello per la gestione delle frontiere interne, facilitando così «la coerenza e le sinergie» fra i diversi strumenti.

Condizionalità
Il regolamento proposto prevede che su raccomandazione della Commissione e previa decisione a maggioranza degli Stati membri, sia possibilesospendere, ridurre, o restringere l'accesso al finanziamento europeo in modo proporzionato alla natura, gravità e alla portata delle carenze relative del rispetto dello stato di diritto.

Sviluppo regionale e coesione
La Commissione propone:
- un legame rafforzato con il semestre europeo, che guida la programmazione e il monitoraggio dei fondi, a sostegno delle riforme favorevoli alla crescita;
- un quadro semplificato e meno burocrazia per i beneficiari dei fondi;
- un approccio più personalizzato allo sviluppo regionale;
- l’aumento dei tassi nazionali di cofinanziamento per migliorare la capacità e incentivare la qualità della spesa;
- il reddito relativo pro capite rimarrà il criterio predominante per l’assegnazione dei fondi, mentre altri fattori come la disoccupazione e il cambiamento climatico saranno presi in considerazione.

Ricadute sull’Italia
Non c'è dubbio che l'aumento dei fondi per i migranti e il nuovo programma per realizzare le riforme in arrivo vanno visti positivamente, così la proposta di ancorare i parametri per assegnare i fondi europei non solo al Pil ma anche alla disoccupazione e ai problemi ambientali.
Meno positiva la proposta di aumentare il cofinanziamento nazionale per i noti problemi di bilancio e per il patto di stabilità a meno che queste risorse non escano, come chiede da anni l’Italia, dal calcalo del disavanzo. Tuttavia, non si può tener conto che qualora i numeri contenuti nella proposta del nuovo Qfp fossero confermati e l’Italia continuasse a disporre delle risorse comunitarie allocate nell’attuale programmazione pari a 77,1 miliardi per i 4 fondi, la perdita a oggi sarebbe di circa 3,8 miliardi non ancora disarticolabili all’interno dei fondi e delle varie aree del Paese poiché non si conoscono ancora le normative settoriali, ma che potrebbero interessare in modo importante le Regioni meno sviluppate.
Una cifra importante che certamente deve essere quantomeno attenuata nel corso del negoziato, ma potrebbe essere agevolato se nel frattempo riuscissimo ad allontanarci da quell’ultimo posto che presidiamo interrottamente da quando la Commissione europea ha deciso di pubblicare i dati sui pagamenti della programmazione 2014-2020.

Tappe successive
Questo il prossimo futuro:
- 7 giugno 2018: presentazione delle proposte per le normative settoriali che definiscono i vari programmi di spesa;
- 28-29 giugno: Consiglio europeo;
- 17 settembre: il Presidente Juncker presenta le priorità dell’Unione europea;
- 18-19 ottobre, 13-14 dicembre 2018 e 21-22 marzo 2019 Consigli europei;
- 9 maggio 2019 vertice di Sibiu durante il semestre europeo romeno.
Raggiunto l’accordo tra gli Stati membri sul Qfp dovrà essere poi approvato all’unanimità dal Consiglio europeo, previa approvazione del parlamento europeo e prima delle elezioni parlamentari del prossimo anno previste tra il 23 e il 26 maggio 2019, mentre le norme di settore dovranno essere adottate mediante procedura legislativa ordinaria e in ogni caso, per l’avvio dei programmi nel gennaio 2021 è necessario raggiungere un accordo sulle normative settoriali almeno un anno e mezzo prima della loro entrata in vigore.
Una road map impegnativa che lo è ancora di più per il nostro Paese considerato l’attuale quadro politico.

La proposta di bilancio Ue

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