Fisco e contabilità

Tari, doppia via per i rimborsi

I Comuni possono effettuare i rimborsi Tari della quota variabile pertinenze agendo in autotutela sulle delibere già adottate oppure attingendo le risorse finanziarie dal bilancio dell’ente. Lo ha chiarito il Dipartimento delle finanze in occasione di un webinar dedicato a uno dei problemi di stretta attualità nel ricco capitolo delle incognite sull’ultimo tributo sui rifiuti (si veda Il Quotidiano degli enti locali e della Pa di lunedì scorso).
Si tratta di una posizione in linea alla risposta fornita dal ministero dell’Economia a Telefisco 2018, che però aggiunge un tassello ulteriore alla controversa questione emersa dopo l’interrogazione parlamentare del 18 ottobre 2017 e la conferma ministeriale con circolare n. 1/DF del 20 novembre.

Il chiarimento del ministero
Nel corso del webinar dedicato agli operatori del settore il dipartimento Finanze ha ribadito che l’utenza domestica è comprensiva della superficie adibita a civile abitazione e di quella delle relative pertinenze (garage, cantina, soffitta, eccetera), per cui la quota variabile va applicata una sola volta.
Il ministero chiarisce inoltre il trattamento delle utenze a disposizione (come le seconde case) fornendo alcune indicazioni per stabilire il numero degli occupanti.
Il rimborso della quota variabile indebitamente pagata sulle pertinenze può essere liquidato direttamente dal Comune o può essere richiesto dal contribuente, con una semplice istanza.
Il problema si pone invece per il Comune, dal momento che l’amministrazione non ha incassato un centesimo in più di quanto avrebbe dovuto, ma ha solo effettuato una ripartizione errata degli importi relativi alla quota variabile delle pertinenze.
Al riguardo, il ministero dell’Economia suggerisce due possibili soluzioni:
• agire in autotutela e procedere alla rimodulazione delle tariffe per gli anni scorsi, ripartendo correttamente il carico fiscale sui contribuenti;

• fare ricorso alla copertura a carico del bilancio.

La prima strada è a saldo zero per il Comune, la seconda ha invece un impatto sulla fiscalità generale. Per il ministero dell’Economia non è comunque possibile riportare nei piani finanziari successivi le somme rimborsate ai contribuenti.
Il problema interessa diversi Comuni, tra cui ci sono città anche piuttosto grandi, e quindi una consistente platea di contribuenti. Peraltro l’errore non riguarda solo l’applicazione della quota variabile alle pertinenze, ma anche l’illegittima restrizione del concetto di pertinenza.

In attesa di chiarimenti
Al momento si registra una diffusa posizione di attesa da parte dei Comuni. Ad esempio Milano, che è stato uno dei primi a rendersi disponibile a effettuare i rimborsi, ha modificato il proprio regolamento Tari rivedendo le tariffe per il 2018, ma sui rimborsi non ha ancora preso alcuna decisione.
Lecce ha invece affrontato la questione e sta attualmente lavorando le istanze di rimborso ricevute (circa 3mila) che saranno tutte evase in sede di bollettazione Tari 2018. Si tratta di un risultato ottenuto dopo un’intensa attività di informazione, organizzando anche incontri con associazioni e cittadinanza.
Sulla copertura finanziaria, il capoluogo salentino sta valutando se considerare l’importo dei rimborsi nei prossimi piani finanziari (non in quello del 2018) oppure se attingere dal bilancio comunale e quindi far ricadere l’operazione sulla fiscalità generale. Peraltro il Comune di Lecce, nell’attività di verifica delle istanze, ha effettuato un lavoro di allineamento e di bonifica delle banche dati, facendo così emergere centinaia di posizioni interessate da evasione. Insomma la questione è senz’altro complessa, perché si tratta di prendere una decisione non indolore, ma c’è comunque un lato positivo di questa controversa vicenda, costituito dalla possibilità di sistemare i propri archivi e di recuperare gettito a favore delle casse comunali.

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