Fisco e contabilità

Il nuovo split payment traina il gettito

immagine non disponibile

Lo split payment, ampliato con la manovra correttiva di primavera, traina le entrate dello Stato. Che da gennaio a novembre 2017 fanno registrare un +0,9% attestandosi a 407,9 miliardi. A novembre i fornitori della Pa e di tutte le società pubbliche obbligati al meccanismo dell’inversione contabile hanno proceduto alla liquidazione periodica e al versamento dell’Iva includendo anche la quota da split trattenuta e accantonata a partire dal mese di agosto. Tanto che sugli scambi interni l’imposta sul valore aggiunto fa registrare una crescita del 12% (+1,420 miliardi di euro) rispetto al mese di novembre 2016, recuperando in parte la flessione di gettito registrata nei tre mesi precedenti. Ma al di là degli accantonamenti dei mesi scorsi e dei versamenti di novembre il dato che emerge dal bollettino delle entrate, diramato ieri dal Mef, mostra come lo split payment abbia assicurato allo Stato in 11 mesi circa 10 miliardi di euro, contribuendo alla crescita complessiva dell’Iva del 3,6, rispetto al 2016 (+3,8 miliardi). Per avere un bilancio dettagliato del meccanismo il Dipartimento rinvia al bollettino di dicembre (sarà diramato a marzo 2018) con il dato degli acconti Iva versati il 18 dicembre scorso. Il gettito Iva cresce, secondo il Mef, anche grazie ai meccanismi di alert attivati per il recupero dell’evasione in tempi più stringenti come la trasmissione delle informazioni su operazioni attive, passive e liquidazioni. Il dato su quanto recuperato in termini di maggiore Iva non viene quantificato ma si parla di «potenziali effetti positivi sul gettito».

Dati e informazioni che restano parzialmente nascosti, anche sulla rottamazione delle cartelle, lo spesometro e le liti pendenti. La prima edizione della sanatoria, l’invio delle fatture e la chiusura agevolata delle liti hanno fatto volare letteralmente le entrate da ruoli: 10,226 miliardi con un 30,3% in più rispetto allo scorso anno. A dimostrazione che sanatorie e condoni in Italia mantengono sempre un fascino immutato. Lo stesso Dipartimento scrive che il «risultato è dovuto principalmente agli incassi realizzati nei mesi di agosto e ottobre per effetto della rottamazione delle cartelle esattoriali», cui si aggiungono le comunicazioni dei dati sulle fatture emesse e ricevute e la chiusura agevolata delle liti pendenti. Il tutto forse anche senza troppa trasparenza e con pochi distinguo sugli effetti reali degli istituti.

Novembre è da sempre il mese degli acconti Ires e Irpef. A cui si aggiunge l’Irap. Complessivamente autonomi e imprese hanno versato quasi 30 miliardi a titolo di acconto di cui 23,7 miliardi per Irpef e Ires (+0,7% rispetto agli acconti di novembre 2016) e 6,1 miliardi di Irap (+3,3%). Sotto la voce «Altre imposte dirette» il Dipartimento registra anche il gettito della «voluntary disclosure-bis» i cui versamenti per aderire si sono chiusi il 2 ottobre scorso. A fine novembre 2017 la seconda edizione del rientro dei capitali ha garantito all’Erario 920 milioni, lontani dagli 1,5 miliardi inizialmente attesi.

Tra le altre entrate ci sono gli 1,8 miliardi di euro con il canone Rai in bolletta (+0,8% rispetto al 2016) nonostante la riduzione da 100 a 90 euro annuali. Segno meno, invece, per giochi e tabacchi. I primi perdono il 2,4% , anche se a novembre c’è stata un’inversione di 0,1% in positivo legato però all’aumento di Preu e tassa sulla fortuna scattato a ottobre. Sui tabacchi l’Erario perde 159 milioni (-1,6% sul 2016).

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©