Fisco e contabilità

Le criptovalute entrano in Comune, primo esperimento a Berceto

di Luciano Benedetti (*) - Rubrica a cura di Anutel

Il preventivo 2018 in criptovaluta: non è l'ennesimo allegato obbligatorio al bilancio comunale, ma l’annuncio a sorpresa dell’amministrazione di Berceto che, nell'approvare il bilancio di previsione 2018, ha utilizzato una nuova valuta digitale denominata “Hau!”, tradizionale saluto degli indiani Sioux. Al netto degli indubbi aspetti di colore e politici - fra i quali la dichiarata avversione all'euro ed alla supremazia della finanza internazionale - il piccolo Comune appennico porta improvvisamente all'attenzione dei tecnici degli enti locali un fenomeno che si sta affermando a livello mondiale, ossia le cryptocurrencies e la tecnologia della blockchain su cui si esse basano.

Moneta virtuale
Le criptovalute sono monete virtuali in cui, utilizzando tecnologie peer-to-peer su vastissime reti di computer, l'emissione e le transazioni sono validate crittograficamente senza il controllo di autorità monetarie centralizzate.
La crescita dimensionale e tipologica delle criptovalute è impressionante e indubbiamente assume, in questi mesi, tutte le caratteristiche della più classica bolla speculativa; la curiosa dichiarazione del sindaco di Berceto pare prefigurare l' utilizzo dell'”Hau” per due delle tre finalità tipiche della moneta (strumento di scambio e unità di conto). La terza finalità, ossia la riserva di valore, appare attualmente appannaggio delle più note come Bitcoin, Ethereum, Ripple, che sono scambiate su exchanges spesso di scarsissima trasparenza attraverso la gestione di operatori di dubbia affidabilità. La recente ammissione dei futures sul bitcoin nel salotto buono della borsa di Chicago, tuttavia, corrisponde a un indubbio salto di qualità di queste entità a cui non corrisponde alcun asset fisico.

Il bitcoin
Il bitcoin è la più nota di tali currencies e, dal punto di vista finanziario, è caratterizzato da un'altissima volatilità; sotto il profilo tecnologico, invece, la prima e più famosa delle criptovalute si avvia al decennio di vita ed appare sorprendentemente resiliente.
La blockchain, infrastruttura logica diffusa che sorregge il bitcoin e le altre cryptocurrencies, consiste in un registro aperto, distribuito e verificabile di transazioni che fa uso di hash per il collegamento fra i blocchi che la costituiscono. In molti preconizzano per la blockchain un futuro di enorme successo nel quale, teoricamente, essa potrà sostituire qualunque autorità centrale di certificazione oggi accettata, come ad esempio il Pra o il Catasto.
La questione va studiata anche riguardo agli enti locali, evitando la pletora dei tanti improvvisati guru della criptofinanza; sono disponibili invece video di interessanti e recenti lezioni e convegni di approfondimento delle tematiche dell'impatto macroeconomico (Ametrano), degli aspetti di teoria microeconomica (Dimitri), delle principali questioni giuridiche aperte (Barozzi, convegni del notariato di Milano e di Verona), il tutto facilmente reperibile su Youtube.
Anche un esperto di finanza locale come Luciano Cimbolini, nel suo recentissimo libro “Se 545 anni vi sembran pochi”, rifacendosi a esperienze medievali per certi aspetti simili si è occupato della blockchain e del «diversamente denaro» da essa prodotto, quale odierna e digitale promessa di pagamento trasferibile disciplinata da severe regole algoritmiche a garanzia della stabilità del sistema.

Il Comune di Berceto
La piccola Berceto ha dichiarato alla stampa di voler procedere all'emissione della sua originale criptomoneta secondo il titolo V-bis del testo unico bancario (Dlgs 385/1993) «Moneta elettronica e Istituti di moneta elettronica», nel testo sostituito dal Dlgs 45/2012 che attua una direttiva europea in materia. In effetti, anche gli enti locali sono ricompresi fra i potenziali istituti emittenti proprio dall'articolo 114-bis del Tub, ma passare dalla teoria alla pratica in Italia probabilmente non sarà facile: basti pensare all'obbligo di costituire una società specifica (successivo articolo 114-quinquies), affrontando tuttavia le limitazioni imposte dal testo unico sulle società a partecipazione pubblica (Dlgs 175/2016) parte della riforma Madia; oppure, alla davvero remota possibilità che l'operatività quotidiana del Comune - magari attraverso il sistema SIOPE+ - non avvenga in euro; o, ancora, agli obblighi di investimento delle somme in euro ricevute dalla clientela per l'acquisto della criptovaluta in un patrimonio distinto a tutti gli effetti da quello dell'istituto di moneta elettronica ed alla compatibilità di tali impieghi con la disciplina della tesoreria degli enti locali. Vero è che la Banca d'Italia può intervenire introducendo esenzioni da alcuni obblighi quando i volumi di attività non superano i 5 milioni (art. 114-quinquies.4 TUB), ma probabilmente, tenendo a mente la non antichissima vicenda dei derivati finanziari, quando si tratta di enti locali non c'è da aspettarsi una particolare flessibilità in questa materia.
Perché quindi commentare un evento di portata tutto sommato modesta e, probabilmente, solo simbolica? Perché non si tratta affatto, come potrebbe sembrare, di una versione digitale e folkloristica dell’antico gettone della sagra paesana.
L'arrivo delle criptovalute impone alle strutture tecniche degli enti locali, lo vogliano o no, di iniziare a ragionare su una tecnologia con cui dovranno sempre di più fare i conti, e forse non solo in senso metaforico, nei prossimi anni: la blockchain.

(*) Componente consiglio generale Anutel

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