Fisco e contabilità

Saldo Imu e Tasi a perimetro variabile

Il saldo Imu e Tasi risparmia le prime case, ma l’esenzione non è uguale per tutti. Nella provincia di Monza-Brianza evitano il prelievo tre case su quattro (il 76,1% sono abitazioni principali), così come succede anche a Padova (75,1%), Prato (74,4%) e Milano (73,3%). In provincia di Aosta, invece, il rapporto si ribalta, e viene esentata poco più di una casa su tre (il 36,1%).

La mappa dei pagamenti
A una settimana dall’appuntamento per il versamento dei tributi immobiliari di lunedì 18 dicembre (il 16 cade di sabato), i dati del dipartimento delle Finanze con la mappa dei pagamenti 2016 permettono di delineare la geografia degli utilizzi dei 31,9 milioni di abitazioni possedute dalle famiglie italiane (proprietari persone fisiche). Il risultato è una fotografia delle esenzioni sul territorio.
Che le zone a più alta densità di abitazioni principali siano le grandi aree urbane non è certo una sorpresa. È meno scontata, invece, la distribuzione delle seconde case. Accanto alle province in cui si trovano rinomate località di mare e montagna, con una prevedibile presenza di case vacanze (come nel caso di Aosta, Imperia, Savona, in testa alla classifica) ci sono zone di emigrazione o località montane relativamente spopolate. Dove quelle che il fisco definisce «case a disposizione», più che seconde case in senso proprio, finiscono per essere abitazioni inutilizzate e inutilizzabili (cioè, impossibili da mettere a reddito).
Per legge, l’abitazione principale è l’unità immobiliare in cui «il possessore e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente» (articolo 13 del Dl 201/2011). Quindi per l’esenzione occorre il doppio requisito di residenza e dimora, anche se le Finanze hanno aperto alla residenza disgiunta dei coniugi in Comuni diversi.
Dal 2016, invece, le delibere comunali non possono più parificare alla prima casa le abitazioni date ai parenti in comodato (uso gratuito), perché al posto dell’assimilazione su base locale è previsto lo sconto del 50% su base nazionale, anche se con requisiti piuttosto restrittivi: tra l’altro, il possessore della casa non può possedere altre abitazioni, oltre a quella data in comodato e quella in cui eventualmente risieda. Quella della case in comodato è comunque una minoranza di peso: a livello nazionale sono date in uso gratuito 896mila unità, il 2,8% di tutte le abitazioni. Con una incidenza maggiore in diverse province dell’Emilia-Romagna: da Rimini che con il suo 4,8% è al primo posto, a Modena, Reggio Emilia e Forlì, tutte stabilmente oltre il 4 per cento.

La geografia del tributo
E sempre l’Emilia Romagna, e in particolare Bologna, guida la classifica delle città con la più alta incidenza di case affittate (14,4%) seguita - come è prevedibile - da altri grandi centri urbani quali Torino e Napoli. Mentre se si guarda ai numeri assoluti, il mercato dell’affitto vede Roma al primo posto. Un primato, quello di Roma, conquistato nonostante la rigidità del prelievo fiscale: la capitale ha spinto anche quest’anno le aliquote Imu al massimo, senza «premiare», né chi affitta a canone concordato (che può contare solo sullo sconto nazionale del 25%) e né chi sceglie il canone libero, tassato al 10,6 per mille come chi lascia l’alloggio sfitto. Del resto l’analisi del Sole 24 Ore sulle aliquote Imu e Tasi 2017 scelte dai 106 capoluoghi di provincia dimostra che anche quest’anno le “premialità” fiscali verso l’utilizzo delle case in locazione sono piuttosto rare. Prevale, per esigenze di cassa, l’aliquota ordinaria spinta al massimo (10,6 per mille, spesso con la maggiorazione Tasi dello o,8) in una città su due . Tanto che di fatto la distanza che separa il prelievo medio sulle abitazioni affittate (a prezzi di mercato) da quelle lasciate a disposizione è di appena 13 decimi di punto:  10,42 le prime, contro il 10,55 delle sfitte. Mentre non si arriva ai due punti in meno se si guarda al canone calmierato.Con qualche eccezione, come Torino che ha previsto sconti speciali persino per situazioni umanitarie: aliquota all’8,6 per mille se il contratto è firmato con chi offre asilo ai rifugiati politici.
A fronte di una leva fiscale tutto sommato rigida, a fare la differenza nel conto da saldare per i proprietari anche quest’anno sono ancora le rendite catastali di partenza. E anche in questo caso a orientare il pagamento è soprattutto l’aggiornamento dei valori. Con il paradosso che, ad esempio, una seconda casa a Trieste o a Prato costa di più di una analoga a Milano.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©