Comuni, rallentano standard e fondo crediti - Preventivi entro il 28 febbraio
Dopo un confronto acceso arriva in extremis l’accordo fra Governo e Comuni sui fondi 2018, da regolare con una serie di emendamenti alla manovra.
Le novità
Riassunto delle novità per sindaci e uffici finanziari. Rallenta la progressione nei parametri standard, che l’anno prossimo distribuiranno il 45% del fondo di solidarietà (60% nel 2019 e 85% nel 2020) invece del 55% previsto dal calendario in vigore, e lo stesso accade per gli obblighi di accantonamento: nel fondo crediti andrà appostata una somma pari al 75% delle mancate riscossioni (85% nel 2019 e 95% nel 2020), e non all’85%. Si allinea così il calendario per l’entrata a regime dei due meccanismi, che arriveranno al 100% insieme nel 2021. Una serie di semplificazioni, da regolare con decreto ministeriale, interesseranno il «documento unico di programmazione» e gli allegati economico-patrimoniali ai bilanci dei Comuni (il 70% del totale) sotto i 5mila abitanti. I preventivi si potranno approvare entro il 28 febbraio, grazie a quella che nelle intenzioni del governo sarà l’unica proroga sul tema
I numeri chiave per i bilanci 2018
L’intesa raggiunta ieri mattina con i sindaci in Conferenza Stato-Città permette infatti a Palazzo Chigi di fissare per la prima volta in anticipo i numeri chiave per i bilanci 2018 (la pubblicazione è prevista per la prossima settimana, sistemati i dati con i nuovi parametri e l’uscita del Comune di Sappada che si trasferisce in Fiuli Venezia Giulia) proprio per evitare i rinvii a ripetizione al centro delle obiezioni anche della Ragioneria generale dello Stato. L’accordo è una buona notizia anche per l’Anci, che ottiene di rallentare sia sugli standard sia sul fondo crediti.
I numeri in gioco sono importanti. Al netto dei rimborsi Imu/Tasi, misurati sul mancato gettito di ogni Comune, il fondo di solidarietà vale oltre due miliardi e interessa i 6.600 enti di Regioni ordinarie, Sicilia e Sardegna. Secondo i calcoli Anci, l’aumento al 55% della quota guidata dalla differenza fra capacità fiscali e fabbisogni standard avrebbe tagliato i fondi di 4.200 Comuni (favorendo ovviamente gli altri 2.400). Il rallentamento attenua l’effetto. Il fondo crediti, che limita invece la spesa corrente, rimarrà l’anno prossimo intorno a quota tre miliardi.
L’accordo prevede anche alcuni correttivi in costruzione sul pre-dissesto, anche con l’obiettivo di evitare il default di Napoli in vista della possibile bocciatura definitiva del suo piano di rientro da parte della Corte dei conti.