Fisco e contabilità

Importi, periodi ed esenzioni, regole diverse in ogni Comune

In mancanza di un regolamento nazionale – previsto dalla norma istitutiva ma mai emanato – e in ossequio al principio dell’autonomia locale, i Comuni hanno disciplinato con grandi differenze l’imposta di soggiorno.

Importi
A cambiare in primis sono gli importi. Per legge (articolo 4 del Dlgs 23/2011), dovrebbero essere graduati in proporzione al prezzo. Spesso sono legati alle “stelle” dell’hotel e in qualche caso anche alla localizzazione della struttura (in centro o in periferia). Il tetto massimo è 5 euro a notte, tranne che a Roma, dove le norme sulla Capitale fissano il massimo teorico a 10 euro (la tariffa più alta ora è 7 euro).

Periodo di applicazione
C’è poi il periodo di applicazione. I Comuni costieri e montani hanno spesso optato per la stagionalità, mentre nelle città d’arte non ci sono periodi dell’anno esenti. A cambiare è inoltre la durata del soggiorno oltre la quale non si deve più pagare, che va da poche notti ad alcune settimane. Ma è nel campo delle esenzioni che gli amministratori si sono sbizzarriti. Al di là di quelle a favore dei minori (con età variabili dagli 8 ai 18 anni) e degli anziani, ce ne sono a beneficio di gruppi sportivi, accompagnatori, frequentatori degli stabilimenti termali o di chi sogiorna per praticare terapie nelle strutture sanitarie o in base a particolari motivi di studio e di lavoro.

Gestione
Delicato anche il fronte della gestione. All’inizio, per i casi di mancato pagamento, più di un ente locale aveva individuato nel gestore dell’albego il responsabile dell’imposta. Tesi avversata dagli albergatori e più volte bocciata da Tar e Corte dei conti, secondo cui le strutture ricettive operano come semplici «agenti contabili». Peraltro, siccome l’Ifel è tornata è tornata a sostenere la tesi del responsabile d’imposta (con la nota del 10 luglio scorso, a commento della manovrina) è possibile che il tema, presto o tardi, torni davanti ai giudici.
Altri Comuni, comunque, hanno puntato sulla collaborazione. Ad esempio, se il cliente non vuol pagare, c’è chi prevede che il gestore debba fargli firmare un modulo da inviare all’ufficio tributi del Comune, che poi gli chiederà il denaro.
In alcune città è stato anche previsto un rimborso forfettario per i costi di raccolta del tributo sostenuti dalle strutture ricettive. A Torino, ad esempio, il sito del Comune informa che è stata approvata la delibera per la compartecipazione alle spese del 2015, mentre Napoli consente al gestore di trattenere fino al 3% dell’imposta lorda a titolo di rimborso spese.
Un’altra soluzione “collaborativa” - riguardante però le locazioni brevi - è quella di affidare ad Airbnb, la piattaforma online per gli affitti, il compito di trattenre l’imposta direttamente dagli inquilini. «Abbiamo intese già operative con Genova e Bologna, mentre Firenze e Milano sono in fase di definizione», spiegano dalla società. Di fatto, la piattaforma riscuote l’imposta per tutte le transazioni, effettuate sia da privati sia da gestori di affittacamere o bed & breakfast. A Genova, alla prenotazione viene aggiunto un euro a persona a notte, fino a un massimo di otto notti. A Bologna, invece, Airbnb applica una tariffa del 5% sul costo della camera o appartamento (compresa l’eventuale colazione, al netto di Iva e servizi extra, se ci sono) con il limite di 5 euro a persona a notte.

A Milano
A Milano l’obiettivo è approvare in Consiglio comunale entro fine anno il nuovo regolamento che – dal 2018 – introdurrà un’imposta di 3 euro a notte per persona, con un massimo di 14 giorni. «Tre euro è una via di mezzo tra la tariffa massima per gli alberghi, 5 euro, e quella minima di 2 euro – spiega l’assessore al Bilancio Roberto Tasca –. Sempre entro fine anno puntiamo a chiudere l’accordo con Airbnb. Prevediamo un incasso addizionale di 2,5-3 milioni di euro».
Affidarsi alle piattaforme ha anche il vantaggio di contrastare l’evasione fiscale. Lo conferma tra l’altro l’assessore al Bilancio di Napoli, Enrico Panini: «Abbiamo previsto il pagamento dell’imposta da parte delle locazioni brevi, ma sappiamo che è una previsione teorica perché il 90% opera in nero». Dal 2018 il Comune avvierà controlli ad hoc della polizia municipale. Ma, avverte Panini, «la strada migliore è quella degli accordi con i portali che ora intendo avviare poiché la possibilità di verifica diretta è comunque sproporzionata rispetto al fenomeno».

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