Fisco e contabilità

Fondi europei, passo avanti sul ruolo della Cassa depositi e prestiti

Il pressing del governo sulla Commissione europea per non escludere la Cassa depositi e prestiti (Cdp) dagli affidamenti diretti dei fondi strutturali ha prodotto i primi frutti. Una lettera inviata nei giorni scorsi dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, direttamente al presidente del Consiglio Claudio Gentiloni, ha sbloccato la situazione, aprendo la strada ad un compromesso che però dovrà trovare conferma nel confronto tra la stessa Commissione, il Consiglio e il Parlamento (il trilogo) il prossimo 3 ottobre.

In linea con le regole europee sugli appalti, un articolo della bozza del regolamento proposto dalla Commissione prevede che i fondi europei non possano essere assegnati in modo diretto (cioè senza gara) a soggetti privati o nel cui capitale siano presenti soci privati con potere di veto. Questo è il caso della Cdp di cui le fondazioni bancarie hanno circa il 16%.

Junker ha deciso, in piena autonomia e contro il parere dei diversi servizi della Commissione, di fare propria una delle diverse soluzioni proposte dall’Italia. Viene «specificato» il criterio relativo all’assenza di poteri di blocco e controllo da parte dell’eventuale azionariato privato presente nell’istituto pubblico al quale l’Autorità di gestione di un programma intenda affidare senza gara l’esecuzione di uno strumento finanziario. Tale potere di blocco e controllo - è l’escamotage - non deve riguardare il “day by day management” dello strumento finanziario in questione.

Poiché le fondazioni non sono nello steering board - è la linea che si sta affermando - non possono controllare o bloccare le decisioni sulla gestione di strumenti finanziari cofinanziati dai fondi europei. Cdp, dunque, potrà continuare a gestire strumenti del genere, a patto che ognuno di essi sia previsto da un Programma operativo, che sia congruente con la valutazione ex-ante obbligatoria per gli strumenti finanziari cofinanziati dai programmi 2014-2020, che il Comitato di sorveglianza abbia deciso di attuare lo strumento finanziario e che i criteri di selezione prevedano partner tipo Cdp. L’unica differenza è che invece di concorrere in una gara con altre banche pubbliche e private, la Cassa potrà avere il servizio con un contratto stipulato direttamente.

I servizi della Commissione erano contrari a questa soluzione, ritenuta non adatta a un testo regolamentare Ue, ma Junker ha preso una decisione del tutto politica, assumendosi anche, cosa piuttosto inusuale, il compito di proporre l’emendamento a Parlamento e Consiglio, nel trilogo. Ma non è questa l’unica perplessità: ogni affidamento alla Cdp dovrà passare il vaglio dell’Autorità di gestione, di quella di Audit, della Commissione, della Corte dei Conti, fino alla Corte di Giustizia se a qualcuno venisse in mente di presentare un ricorso.

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