Fisco e contabilità

Conto economico e stato patrimoniale, una proroga paradossale che non risolve il problema

di Davide Di Russo (*)

La proroga di tre mesi per l'approvazione del conto economico e dello stato patrimoniale, cioè per i primi passi operativi nell'avvio della contabilità economico-patrimoniale, sintetizza bene i tanti problemi che ostacolano l'attività di programmazione negli enti locali, problemi aggravati dai continui ritocchi al calendario degli adempimenti.
Il rinvio, inserito alla Camera come articolo 18, comma 3-quater della legge di conversione del Dl 50/2017, non sposta la scadenza per la chiusura del consuntivo, che rimane fissata al 30 aprile (con l'unico correttivo che impone ai prefetti la diffida ad adempiere alle amministrazioni in ritardo entro 50 giorni, e non 20).

Una proroga problematica
Slitta però al 31 luglio il termine per l'approvazione di conto economico e stato patrimoniale, cioè degli allegati al rendiconto che rappresentano la prima tappa essenziale per l'adeguamento contabile previsto dalla riforma dei bilanci pubblici.
Diverse le perplessità suscitate da tale provvedimento, adottato per venire incontro almeno in parte alle pressanti richieste delle amministrazioni locali.
Anzitutto, nel solco di una prassi ormai consolidata quanto significativa di una scarsa attenzione alla programmazione, la proroga viene stabilita a maggio per entrare in vigore a giugno (con la conversione del Dl 50/2017): dunque, ancora una volta, ben oltre la scadenza del termine originario, minando l'attendibilità del calendario che la legge ha previsto per l'adozione a tappe della contabilità locale.
Tanto più che la proroga ex-post interviene su una scadenza nota da tempo, perché fissata sei anni fa dall’articolo 74, comma 1, del Dlgs 118/2011.

Ulteriori problemi
Inoltre, purtroppo, la proroga non risolve il problema, ma si limita a rinviarlo generandone ulteriori. Conto economico e stato patrimoniale costituiscono un passaggio chiave per l'avvio della contabilità economico-patrimoniale, che incontra il proprio momento fondamentale nella definizione del bilancio consolidato. Poiché però per la definizione di tale bilancio i Comuni sopra i 5mila abitanti e quelli più piccoli, che non abbiano optato per il rinvio di un anno, hanno tempo sino al 30 settembre, lo slittamento a fine luglio del termine per conto economico e stato patrimoniale finisce per imporre un vero e proprio tour de force per consigli comunali e revisori dei conti, obbligati a districarsi tra scadenze quantomai ravvicinate. Sorge allora il dubbio, se non il timore, che il rinvio di tre mesi dei termini per l'approvazione di conto economico e stato patrimoniale finisca per innescare una catena di rinvii tali da ritardare significativamente l'avvio di una riforma che è cruciale per la contabilità pubblica. Una prospettiva allarmante, dato che la contabilità economico-patrimoniale è l'unico strumento in grado di misurare davvero gli effetti economici dell'azione amministrativa.

Importanza strategica della programmazione
Per scongiurare simile rischio, occorre insistere sull'importanza strategica della programmazione nella gestione dei bilanci degli enti locali. Bene ha fatto allora il Governo a prevedere – con un ulteriore emendamento al Dl 50/2017 – una serie di incentivi per gli enti che abbiano approvato il consuntivo entro il 30 aprile 2017, e per quelli che, a partire dal 2018, chiudano i bilanci preventivi entro il 31 dicembre dell'anno precedente all'esercizio finanziario di riferimento, come previsto ex articolo 151 del Tuel (sinora sempre derogato).
Per tali enti, l'articolo 21-bis del Dl 50/2017 contempla un ricco pacchetto premiale, che si risolve nell'esonero dalle limitazioni e vincoli previsti per le spese di consulenza, formazione, pubblicità, sponsorizzazioni, acquisti di carta, sempreché, ovviamente, il Comune rispetti il pareggio di bilancio. Si tratta di semplificazioni chieste da tempo e a gran voce dai professionisti, in prima linea nell'evidenziare che il vincolo generale del pareggio di bilancio rende irragionevoli i limiti alle singole voci di spesa, i quali hanno l'unico risultato di cancellare l'autonomia (e quindi la responsabilità) delle singole amministrazioni. Questa, e non quella delle proroghe, è la strada da seguire con decisione per rinnovare davvero la gestione contabile negli enti locali.

(*) Vicepresidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili

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