Fisco e contabilità

Speciale manovra/2 - Via i tetti a spese per consulenze, formazione, pubblicità e sponsorizzazioni

di Gianni Trovati

La manovra correttiva libera le spese dei Comuni per consulenze, formazione e pubblicità, fa ripartire la possibilità per i sindaci di sponsorizzare eventi e cancella il tetto alle uscite della carta. La novità, però, è riservata agli enti che hanno approvato il rendiconto entro il 30 aprile, e dal 2018 riguarderà solo chi riesce a chiudere i preventivi entro il 31 dicembre dell'anno precedente a quello dell'esercizio finanziario a cui si riferisce il bilancio. Il tutto, ovviamente, a patto di non aver sforato gli obblighi di pareggio del bilancio.

Il groviglio di regole
Il “tana libera tutti” non è un'abiura della spending review, ma cancella un insieme di regole e regolette inserite fra 2008 e 2010 con l'obiettivo di comunicare la classica lotta agli sprechi più che di conseguire risparmi effettivi. Il risultato pratico è stato quello di infittire gli obblighi di controllo da parte di ragionieri e revisori dei conti senza ottenere effetti strutturali sulla spesa, affidati ai drastici tagli generali dei fondi agli enti locali decisi negli anni successivi.
Le regole che finiscono nel dimenticatoio, almeno per le amministrazioni con i conti in ordine anche dal punto di vista dei tempi di approvazione, si concentrano su una serie di voci di spesa particolarmente sensibili sul piano della comunicazione politica. Le consulenze, prima di tutto, limitate al 20% della spesa 2009 così come le spese di pubblicità, le sponsorizzazioni (azzerate) e le spese di formazione, da limitare al 50% rispetto ai livelli del 2007 (vincolo parecchio indigesto proprio mentre gli uffici devono gestire l'infinito serie di novità prodotte dalla riforma dei bilanci e degli appalti). Per la carta, invece, le uscite non potevano superare il 50% di quelle registrate nel 2007.

Più autonomia
Oltre a un obiettivo di “semplificazione”, l'emendamento approvato in commissione Bilancio alla Camera punta a ridare un po' di autonomia agli enti locali: se si rispetta il pareggio di bilancio, è la ratio, non c'è bisogno di vincoli puntuali alle singole voci di spesa, su cui la scelta spetta all'amministrazione e il giudizio agli elettori.

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