Fisco e contabilità

Manovra in stand by, ultime limature al testo

Scusate il ritardo. A rievocare di fatto un celebre film di Massimo Troisi è stato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, nel corso dell’audizione di ieri al Senato sul Def per giustificare il protrarsi dei tempi per la trasmissione al Parlamento della manovrina, varata martedì 11 aprile dal Consiglio dei ministri. Ancora ieri nel primo pomeriggio il decreto non risultava inviato da Palazzo Chigi al Quirinale per il “visto” del Capo dello Stato, senza il quale il testo non può essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Anche a causa della sua complessità (una versione “omnibus”, dal fisco agli enti locali passando per il terremoto e le misure per la crescita, di quasi 70 articoli) i tecnici di Palazzo Chigi e della Ragioneria generale dello Stato sono stati a lungo impegnati in una lunga opera di limatura dell’articolato uscito quasi 10 giorni fa dalla Presidenza del Consiglio. E destinato ad approdare nel fine settimana in Parlamento, dove si dà già quasi per scontato un assalto alla diligenza, a suon di emendamenti, alla nuova “Finanziaria di primavera”. D’altro canto i 60 giorni per la conversione in legge del provvedimento d’urgenza coincidono con la campagna elettorale per le elezioni amministrative che si terranno il prossimo 11 giugno.
Tra le ipotesi più gettonate c’è quella di far partire il provvedimento dalla Camera. In ogni caso i parlamentari non potranno cominciare ad esaminare il provvedimento prima di martedì prossimo, ovvero due settimane esatte dopo il varo. Il testo «dovrebbe arrivare domani (oggi per chi legge ndr), è un decreto piuttosto corposo», ha detto Padoan aggiungendo: «Mi scuso per il ritardo».

I temi «limati»
Tra i capitoli che sarebbero stati oggetto di una cesellatura, quelli dei tagli ai ministeri, del trasporto pubblico locale e il capitolo sulla crescita. Tra le norme rimaste in bilico fino all’ultima riunione tecnica quella sull’introduzione della maxi-sanzione (200 euro) a carico dei cosiddetti “portoghesi” sugli autobus. Anche sul pacchetto fiscale, quello che dovrà garantire gran parte dei 3,4 miliardi della correzione richiesta dalla Ue, si sta già ragionando a possibili ritocchi allo split payment come, ad esempio, la cancellazione della norma che estenderebbe il meccanismo anti-evasione Iva ai professionisti “impegnati” con la Pa o le partecipate. Più fuori che dentro la norma che consente la prosecuzione della concessione del Gratta&Vinci: gli 800 milioni attesi in due anni sono maggiori entrate una tantum e non strutturali.
Anche su questi versanti è probabile che si riaprirà la partita in Parlamento. Con un unico vincolo: il rispetto dell’entità della correzione che non può scendere sotto la quota dello 0,2% di Pil, chiesta dalla Commissione Ue. Anche Bruxelles è in attesa di esaminare il decreto. In questo caso la scadenza “formale” è quella del 30 aprile, ma è chiaro che alla Commissione interessa capire rapidamente se gli impegni sono stati rispettati dal Governo italiano.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©