Fisco e contabilità

Rottamazione, primo assegno da 2,4 miliardi per le casse dello Stato

Un bottino potenziale di almeno 2,4 miliardi. È quanto la rottamazione delle cartelle esattoriali potrebbe portare nelle casse dello Stato già a luglio. Una stima prudenziale sulla base delle prime 502mila domande lavorate da Equitalia al 23 marzo scorso. Ma per aderire alla rottamazione c’è tempo ancora fino a venerdì 21 aprile.
Riavvolgiamo il nastro. Alla data del 23 marzo, appunto, l’importo complessivo delle cartelle da rottamare era secondo i dati diffusi da Equitalia pari a 8,3 miliardi. Un valore «lordo» al quale devono essere sottratti gli interessi e le sanzioni, ossia lo sconto concesso dalla definizione agevolata e che dovrebbero pesare mediamente per circa un terzo, anche se c’è una forchetta variabile a seconda del tipo di contestazione e dell’anno a cui si riferisce.

Le cartelle prenotate
Sull’importo netto, pari a circa 5,5 miliardi di cartelle già «prenotate», una parte abbastanza consistente per le casse dell’Erario dovrà essere saldata subito, con la prima rata di luglio. Sia perché si sa già oggi che un contribuente su quattro (il 26,6% per l’esattezza) ha optato per il versamento in un’unica rata (a luglio appunto) per chiudere subito la partita debitoria con il Fisco, sia perché anche per tutti gli altri, che hanno scelto di versare in più rate (da due a cinque fino a settembre 2018) l’appuntamento di luglio è uno snodo chiave.
Ragionando in termini costanti, dunque, da chi ha scelto la rata unica dovrebbero arrivare a luglio circa 1,4 miliardi (il 27% del totale). Ai quali si può ipotizzare di aggiungere (in base al peso specifico della rata di luglio) un altro milione che arriverà dai pagamenti diluiti. Ad esempio, chi verserà in due rate (soluzione scelta dall’1,6% delle istanze finora depositate) dovrà comunque prepararsi ad anticipare a luglio il grosso della somma, ovvero il 70% del dovuto (per una stima di oltre 300 milioni), spostando al 2018 il restante 30 per cento. Negli altri casi (la stragrande maggioranza) la rata di luglio peserà comunque per il 35% del dovuto, portando l’incasso iniziale presuntivo a circa 700 milioni di euro.
Ma la “cambiale” in scadenza a luglio sarà anche il banco di prova per misurare l’effettiva sostenibilità della rottamazione. Perché il contribuente, di fatto, ha tempo fino a quel momento per decidere se aderire o no alla proposta di liquidazione fatta da Equitalia, che sarà comunicata entro il 15 giugno (termine appena prorogato dalla legge di conversione del decreto terremoto).

Le criticità
Il dietrofront all’adesione infatti si manifesta in due modi:
• la rinuncia espressa, mediante una comunicazione formale a Equitalia, possibile fino all’ultimo giorno di adesione alla rottamazione, il 21 aprile;

• il mancato pagamento della prima (o di una successiva rata) che provocherebbe la decadenza.

Quest’ultimo punto diventa decisivo. Una delle maggiori criticità della definizione agevolata è che al momento della presentazione della domanda il debitore, di regola, non conosce ufficialmente l’importo da versare che sarà comunicato da Equitalia solo a giugno, appunto.
E tuttavia, se il debitore paga anche con un solo giorno di ritardo una rata, non solo non può beneficiare dello sconto su sanzioni e interessi ma rischia di non poter più dilazionare il debito residuo. Tuttavia le recenti aperture interpretative arrivate da Equitalia nelle risposte all’Ordine dei commercialisti di Roma offrono una sorta di “salvagente” a chi è in regola con il piano di pagamenti rateali.
In questo caso, quindi, una volta conosciuto l’ammontare del quantum della sanatoria, si potrà riprendere i versamenti del piano di rientro originario qualora non si aderisse più alla rottamazione.
Strada preclusa però a chi è già decaduto dal vecchio piano di rateazione e non è rientrato entro il 21 aprile (sanando i mancati pagamenti). Per questa categoria - che è ancora impossibile da conteggiare - la rottamazione diventerebbe l’unica scialuppa di salvataggio anche per evitare misure esecutive o ipoteche.

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