Fisco e contabilità

Pareggio di bilancio, nei Comuni «overshooting» di 3,9 miliardi e crollo (-15,4%) dei pagamenti negli investimenti

I sindaci superano in surplace i vincoli di finanza pubblica, ma per farlo frenano ancora una volta la spesa per gli investimenti.
Il problema emerge chiaro quando si vanno a spulciare le 380 pagine di tabelle e analisi diffuse dalla Corte dei conti con il Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica (il documento che ha rilanciato l’allarme sul cuneo fiscale fuori media Ue). Una tabella in particolare, a pagina 232 del documento, traduce la questione in cifre: nel 2016 gli enti territoriali hanno pagato investimenti per poco meno di 14,9 miliardi di euro, con una flessione del 15,4% rispetto all’anno prima. Il tutto nell’anno del debutto del pareggio di bilancio, che dopo quasi un ventennio ha mandato in pensione il Patto di stabilità, cioè l’imputato principale della frenata degli investimenti registrata soprattutto negli anni della crisi di finanza pubblica. Il cuore del problema è naturalmente nei Comuni, che l’anno scorso hanno frenato i pagamenti sotto i 9,3 miliardi contro i 10,4 del 2015 (-15,2%).

Il confronto con l’Europa
A rendere il tema di stretta attualità è anche il confronto continuo con l’Europa in vista del Def e della manovrina attesi martedì in consiglio dei ministri insieme al decreto enti locali. Lo scorso anno, infatti, l’Italia ha ottenuto da Bruxelles quattro miliardi (lo 0,25% del Pil) a patto di spingere sulla spesa in conto capitale, ma gli ultimi conti trimestrali dell’Istat mostrano una flessione e saranno i numeri dell’Eurostat a dire entro aprile se la clausola sarà confermata o ritirata imponendo ai conti italiani una correzione più importante del previsto.

Il nodo del pareggio di bilancio
Ma negli enti locali, dove si concentra una fetta importante degli investimenti pubblici, c’è un problema specifico, frutto di una contraddizione che la Corte dei conti traduce in cifre: le nuove regole impongono ai Comuni di raggiungere appunto il pareggio fra entrate e uscite, ma l’anno scorso hanno chiuso con un saldo positivo di 3,9 miliardi: in altri termini, hanno “risparmiato” 3,9 miliardi in più di quanto chiesto dalle regole di finanza pubblica. Nello stesso tempo però la spesa per investimenti è tornata ai livelli degli ultimi anni “magri” del Patto dopo la fiammata del 2015 dovuta alla corsa nell’anno di chiusura del ciclo di programmazione Ue.
Le ragioni, ancora una volta, si concentrano nelle difficoltà degli enti nel programmare la spesa in un contesto reso incerto dai continui tira e molla sulle risorse, e complicato l’anno scorso anche dalla riforma del Codice appalti che nella fase di avvio ha frenato i progetti con ricadute destinate a farsi sentire nei pagamenti 2017. Quest’anno la definizione anticipata delle regole, ora in via di consolidamento, e il «no» alle proroghe dei bilanci preventivi potrebbero aiutare : ma la strada è ancora lunga, anche perché più della metà delle amministrazioni non ha rispettato la scadenza (come raccontato sul Quotidiano degli enti locali e della Pa di martedì).

Il rapporto della Corte dei conti sul coordinamento della finanza pubblica

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