Fisco e contabilità

Padoan rilancia le privatizzazioni

Abbandonate le ipotesi di interventi pesanti sulle accise, la strada politica della manovrina sembra ormai in discesa, mentre in vista del Def restano in campo le incognite di privatizzazioni e Catasto, su cui la temperatura fra ministero dell’Economia e Pd rimane alta: sulle tasse del mattone il nodo è più politico, perché il governo punta a rilanciare nel Def una riforma che alimenta mal di pancia in Parlamento ma che difficilmente potrebbe essere avviata davvero nei pochi mesi restanti di legislatura. Per le privatizzazioni, invece, il problema è anche pratico, perché senza gli 8,5 miliardi di entrate già messi in programma (e già rimandati l’anno scorso) a questa voce non sarà facile far invertire la rotta al debito pubblico, che rimane il sorvegliato speciale a Bruxelles.
Per questa ragione i due temi sono stati al centro dell’incontro di ieri fra il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e i deputati del Pd. In agenda c’erano sia l’accoppiata di Def e programma nazionale di riforma, attesi lunedì prossimo sul tavolo del consiglio dei ministri, sia la manovrina correttiva che potrebbe essere varata lo stesso giorno o comunque a stretto giro.

Il Def
Proprio nel Def dovrebbe quindi trovare spazio un’altra volta la questione privatizzazioni, che continua a puntare sulla seconda tranche di Poste (nonostante il cambio dei vertici deciso nell’ultima tornata di nomine) e su Ferrovie (nonostante le obiezioni lanciate anche da esponenti di governo di primo piano come il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio). Sul punto Padoan si è detto contrario a qualsiasi ipotesi di moratoria, perché senza interventi diventerebbe complicato evitare ancora una procedura per debito eccessivo e perché nell’ottica di Via XX Settembre la mossa servirebbe ad aumentare l’efficienza e la competitività delle imprese interessate: ma senza che lo Stato «perda il controllo», come ha ribadito il titolare dell’Economia anche per rassicurare la politica.
Quasi scontato, anche per non accendere nuove battaglie tra l’Economia e il Nazareno, è l’impegno del Def a bloccare ancora una volta le clausole Iva da 19,5 miliardi che scatterebbero altrimenti il prossimo 1° gennaio. La sfida rimane comunque tutt’altro che semplice, perché la prossima manovra dovrà anche trovare «coperture credibili» per il taglio al cuneo fiscale, come sottolineato sempre ieri da Padoan, e mettere sul piatto gli 1,2 miliardi che mancano per i rinnovi dei contratti del pubblico impiego nelle dimensioni previste dall’intesa con i sindacati del 30 novembre scorso (85 euro di aumento medio a regime). Ad aiutare il governo nell’impresa dovrebbe intervenire anche l’effetto trascinamento sul prossimo anno di una crescita che nel 2017 si potrebbe rivelare un po’ più dinamica del previsto, con una tendenza che già nel Def potrebbe essere registrata indicando in 1,1% (contro l’1% delle ultime stime ufficiali) l’aumento del Pil. Nell’ottica del governo ribadita ieri da Padoan, questa spinta dovrebbe essere resa più intensa dal pacchetto sviluppo della manovrina, con le regole “acchiappa-fondi” e gli aggiustamenti su credito e iperammortamenti, e soprattutto dal nuovo programma nazionale di riforme, che sarà articolato su quattro assi: il Catasto, appunto, la concorrenza, con la chiusura del lungo iter del disegno di legge e la ripresa del tema con decreto legge, il lavoro (a partire dal cuneo fiscale) e nuove misure di semplificazione della giustizia civile.

La manovrina
Molto resta però da fare sul fronte dell’aggiustamento strutturale promesso a Bruxelles: il deficit dovrebbe scendere dal 2,2% di quest’anno (manovrina compresa) all’1,2%, ma sul punto è destinato a ripartire il braccio di ferro sulla nuova flessibilità per portare fra il Def in arrivo e la Nota di aggiornamento di settembre l’obiettivo intorno a quota 1,8%-2%.
Ma a correre sulla rotta Roma-Bruxelles sarà prima di tutto la manovrina di aggiustamento sui conti 2017, su cui ieri Padoan ha ribadito la linea maturata negli ultimi giorni che suona meno ostica per i palati della politica in fase pre-elettorale.
Il piatto forte sulle entrate sarà dato dalla lotta all’evasione, a partire dall’estensione dello split payment alle società pubbliche che potrebbe essere stimato in 1,3-1,4 miliardi. La macchina delle entrate, secondo Padoan, sarà resa più spedita anche dalla rottamazione delle cartelle, appena prorogata al 21 aprile, che libererà la nuova agenzia delle Entrate-Riscossione dal peso di una massa di cartelle arretrate. Il resto arriverà dal riordino delle accise sui tabacchi, ultima tassazione rimasta in menu dopo la rinuncia a intervenire sui carburanti e sugli alcolici, e dai tagli alle spese dei ministeri, che però non potranno superare i 7-800 milioni quest’anno per non avere impatti recessivi.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©