Appalti

Edilizia in ripresa ma dal 2018

La vera ripresa per le costruzioni non è ancora arrivata, con gli ultimi due anni (2016 e 2017) al di sotto delle previsioni (+1,0 e +1,1% in valori reali), dopo una crisi che in otto anni (dal 2005 al 2014) ha ridotto il settore (investimenti) del 33% e ha bruciato 600mila posti di lavoro (da due milioni a 1,4, un calo del 30%).
Ma l'ora del riscatto sembra vicina, e per il 2018 le previsioni sono di una crescita del 2,5% (rispetto al +1,5% previsto dal governo per il Pil), trainata in particolare dalla opere pubbliche, che dovrebbero finalmente produrre una crescita di spesa dopo le delusioni degli ultimi due anni (-2,6 e -1,5%, sempre in valori reali).
Il centro di ricerca Cresme presenterà domani a Venezia (ore 9,30, Aula Magna Iuav) il suo rapporto congiunturale annuale, che il direttore Lorenzo Bellicini anticipa in pillole al Sole 24 Ore.
«Nel 2016 e quest'anno - spiega Bellicini - c'è stata ancora una frenata delle opere pubbliche, un fenomeno con varie cause tra cui i comuni del sud che nel 2014 e 2015 avevano speso tanto per i fondi strutturali 2007-2013 in ritardo, e che poi non hanno saputo riprendersi nonostante le nuove regole di bilancio più flessibili». Inoltre - spiega il Cresme - negli ultimi due anni si è assistito al «persistere delle difficoltà di spesa per investimenti delle amministrazioni pubbliche», per cui nonostante programmi e finanziamenti messi in campo dal governo la spesa per opere pubbliche è calata ancora del 2,6% nel 2016 ed è prevista a -1,5% anche quest'anno, sempre dopo gli anni della crisi che avevano fatto scendere gli investimenti pubblici in costruzioni del 36% in valori reali. Sul calo 2016-2017 ha inciso anche «il rallentamento degli investimenti di alcune imprese dei settori energia e trasporti autostradali».

La ripresa
Ma «a partire dal 2018 - spiega il Cresme - è previsto un nuovo ciclo di crescita degli investimenti spinto dalle nuove ingenti risorse attivate nell'ultimo biennio (avvio programmazione 2014-2020 e le risorse dal bilancio dello Stato 2016, 2017 e 2018)». Risorse, calcola il Cresme, per 149 miliardi di euro. «Il nuovo ciclo di crescita delle opere pubbliche - prevede il Cresme - dovrebbe durare almeno fino al 2022». «Le risorse sono tante - commenta Bellicini - ora bisogna saperle spendere».
«Il recupero dell'edilizia esistente - prosegue il direttore Cresme - cresce da anni, ma ormai è al massimo, più di tanto non si può andare. Per fare un ulteriore salto deve partire la rigenerazione urbana».
«L'antisismica resta una scommessa, ci sono i nuovi bonus rafforzati dal 2018, ma non è semplice calcolare quale impatto effettivo avranno sul mercato». «Per le nuove costruzioni residenziali», crollate di oltre il 40% negli anni della crisi, «qualcosa comincerà a muoversi ma non è questo il futuro.». «Il non residenziale - prosegue Bellicini - risente della ripresa economica e ha ottimi margini per crescere».

La metamorfosi del settore
Ma al centro del Rapporto Cresme ci sarà anche «la vera metamorfosi che il settore sta affrontando», spiega Bellicini. «È la seconda rivoluzione industriale delle costruzioni, dopo quella del 1850 dovuta al cemento armato, ed è fatta di digitalizzazione della progettazione e del processo costruttivo, nuovi materiali, nuovi strumenti di misurazione, nuove tecnologie di costruzione, energie rinnovabili. I modelli di offerta e i comprtamenti della domanda vengono ridisegnati».
In affanno resta però l'occupazione, crollata del 30% dai due milioni di addetti di dieci anni fa agli 1,404 milioni del 2016 (dati Istat), ancora -4,38% sul 2015. Nel secondo trimestre 2017 il dato è in lieve ripresa a 1,424 milioni.

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