Appalti

Cassazione: nessuna chiarezza sul metodo corruttivo di Romeo sugli appalti pubblici

Ci sono “incertezze” sull’esistenza del metodo corruttivo di Alfredo Romeo, il “sistema” utilizzato per ottenere appalti pubblici. Sono le conclusioni della VI sezione della Cassazione, con la sentenza n. 36874/2017, nelle motivazioni con cui ha revocato il carcere per l’imprenditore partenopeo, arrestato e sotto processo per aver pagato una tangente da 100mila euro all’ex dirigente di Consip, Marco Gasparri.

Il collegio (presidente Giacomo Poloni, relatore Gaetano De Amicis) basa la sua analisi sulle esigenze cautelari ipotizzate dagli inquirenti per disporre la misura cautelare: «In ordine alla consistenza del pericolo di recidiva, deve anzitutto rilevarsi come l’indagato sia incensurato, sicché non si comprende (…) in quali forme e modalità concrete s’inveri il “metodo” o il “sistema” di gestione dell’attività imprenditoriale da parte del Romeo, cui si fa riferimento per giustificare l’ipotizzato esercizio di una capacità d’infiltrazione corruttiva in forme massive nel settore delle pubbliche commesse». Gli ermellini, inoltre, ritengono che ci sia stata una mancanza di valutazione delle intercettazioni: «Nessun controllo è stato effettuato, pur a fronte di eccezioni gravi e puntualmente formulate, sulla sussistenza dei presupposti di legittimità delle operazioni di intercettazioni ambientale» disposte dalla Procura di Napoli, ufficio che poi ha stralciato il fascicolo ai colleghi di Roma. Nel mirino sono finite le intercettazioni attraverso il file spia Trojan, quelle con cui gli inquirenti hanno trovato i contatti tra Romeo e Carlo Russo, indagato in concorso con Tiziano Renzi di traffico di influenze illecite.

Intanto i magistrati stanno definendo il capitolo d’indagine sull’appalto Fm4 da 2,7 miliardi di euro. Nei giorni scorsi è stato interrogato un funzionario di Cns, la società già accusata di turbativa d’asta con Mantencoop, per aver costituito un presunto “cartello” allo scopo di aggiudicarsi i lotti 8 e 13 del maxi appalto “Scuole belle” del valore di 1,6 miliardi di euro.

La sentenza della Corte di cassazione n. 36874/2017

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