Appalti

Appalti digitali, obbligo di progettare le grandi opere pubbliche dal 2019

Scatterà tra poco più di un anno l’obbligo di progettare le grandi opere pubbliche con le procedure digitali del Building information modeling (Bim). Dal 2019 le stazioni appaltanti dovranno prevedere l’utilizzo del Bim per tutti i «lavori complessi» di importo superiore a cento milioni di euro. E negli anni successivi l’obbligo verrà via via esteso alle costruzioni di importo minore, fino a riguardare tutte le opere pubbliche (comprese quelle di costo inferiore al milione di euro) nel 2025.

Il decreto in consultazione
È la novità più rilevante della bozza di decreto sul Bim, composto da 9 articoli, che il ministero delle Infrastrutture ha messo lunedì in consultazione pubblica sul sito del Formez fino al 3 luglio prossimo, in attuazione del Codice appalti (Dlgs n. 50 del 2016). Il Bim è lo strumento cui è affidato il compito di rivoluzionare la gestione dei processi costruttivi. Perché consente, attraverso la digitalizzazione, di anticipare alla fase di progettazione quello che avverrà in cantiere, monitorando in modo molto più preciso anche la fase di esecuzione. E risparmiando risorse preziose.
Il decreto, redatto da una commissione presieduta dal provveditore alle Opere pubbliche di Lombardia ed Emilia Romagna Pietro Baratono, precisa che l’uso delle metodologie Bim riguarderà innanzitutto i «lavori complessi». Tra questi, individua quelli «caratterizzati da elevato contenuto tecnologico o da una significativa interconnessione degli aspetti architettonici, strutturali e tecnologici». Sono considerati complessi anche i lavori caratterizzati da «rilevanti difficoltà realizzative» o che richiedano «un elevato livello di conoscenza», mirato a evitare sforamenti di costi e tempi.
Per questo tipo di lavori il Bim diventerà obbligatorio a partire dal primo gennaio 2019, in base a un dettagliato cronoprogramma. Si comincerà con le opere di importo superiore a cento milioni. Si passerà poi - dal primo gennaio 2020 - alle opere di importo superiore a 50 milioni. Dal primo gennaio 2021 l’obbligo riguarderà anche le opere oltre 15 milioni. E progressivamente si arriverà al primo gennaio 2025, quando anche le opere sotto il milione saranno sottoposte all’obbligo.

Formazione e saftware
Per poter chiedere a progettisti e imprese di utilizzare metodologie Bim, le stazioni appaltanti dovranno investire in formazione, varando un piano di aggiornamento del personale. Ma non solo. Dovranno anche preparare un piano di acquisto e manutenzione di strumenti hardware e software. E dovranno organizzare una struttura «di controllo e gestione» delle procedure. Tutte queste condizioni dovranno essere rispettate prima che scadano le date previste dal cronoprogramma in base alle varie tipologie di opere.
Un passaggio importante viene dedicato ai software. Le stazioni appaltanti dovranno, infatti, utilizzare piattaforme interoperabili: quindi, saranno ammessi soltanto formati compatibili tra loro che, allo stesso tempo, siano “aperti”, quindi con codici pubblici e disponibili per essere studiati e modificati. In questo modo si cerca di massimizzare la concorrenza tra gli operatori, evitando situazioni di monopolio. Il decreto entrerà in vigore quindici giorni dopo l’approdo in Gazzetta e si applicherà ai bandi pubblicati dopo. Per tenere sotto controllo gli effetti sul mercato, sarà istituita una commissione di monitoraggio.
«Il decreo richiede un forte investimento per qualificare e digitalizzare la domanda pubblica - sottolinea Angelo Ciribini, docente all'Università di Brescia, compnente della commissione ministeriale -. Da qui arriveranno poi anche le sollecitazioni per gli operatori privati». Giusto per Ciribini, puntare su scadenze temporali non immediate. «Ci vuole tempo per qualificare la domanda». Il provvedimento è poi «volutamente scarno, per lasciare al mercato il compito di definire le modalità operative». Da domani non saarnno più possibili bandi estemporanei, alcuni dei quali hanno già chiamato in causa i tribunali. «Prima di pubblicare nuove gare - precisa il professore - le Pa dovrtanno dimostrare di essere in linea con le indicazioni del decreto».

Lo schema di decreto sul Bim in consultazione

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