Appalti

Infrastrutture al ralenti dopo il codice -Contratto bloccato, lavori Anas fermi

Un altro anno da dimenticare per i lavori pubblici: nel 2016 il valore degli appalti messi sul mercato è sceso del 29% in valore rispetto al 2015 (dati Anac-Cresme), dopo che negli anni della crisi, dal 2008 al 2015, gli investimenti in opere pubbliche sono crollati di oltre il 40% (stime Ance). Nel frattempo il contratto di programma Anas, che oltre a dare autonomia finanziaria alla società strade e spianare la strada alla fusione con Fs deve sbloccare 6,6 miliardi di finanziamenti congelati da un anno e mezzo, è ancora fermo in un braccio di ferro - in corso da mesi - tra Infrastrutture e Economia.
Le risorse messe in campo dal governo per le infrastrutture sono molte: +23% secondo l'Ance nel 2017 (da 13,4 a 16,8 miliardi di euro) e ancora di più a medio termine, con i 18,6 miliardi per le ferrovie sbloccati lo scorso anno, il piano Fsc Infrastrutture da 11,5 miliardi, i 10 miliardi infrastrutture-ambiente nei Patti per il Sud, i 7,1 miliardi assegnati con il Dpcm Investimenti nei giorni scorsi per il 2017-2019. Ma faticano ancora a tradursi in spesa effettiva. «Gli investimenti pubblici - ha ricordato la Relazione della Banca d'Italia - sono in calo per il settimo anno consecutivo, e l'incidenza sul Pil è appena superiore al 2%». «Devono tornare a crescere» ha sollecitato il governatore Ignazio Visco.

I dati della Camera
Ma torniamo ai dati. È disponibile da ieri il rapporto «Il mercato dei contratti pubblici», elaborato dal Servizio studi della Camera in collaborazione con l'Anac e con il Cresme. La domanda si è ridotta nel 2016 del 14,3% nel numero (da 134.952 a 115.683 bandi e affidamenti) e dell'8,1% nel valore (da 121,3 a 111,4 miliardi di euro). Ma a preoccupare è soprattutto l'ennesimo forte calo nei lavori pubblici, -29,4% in valore, da 40,8 a 28,8 miliardi. Nei lavori si concentra infatti la gran parte degli investimenti pubblici. «L'andamento del mercato nel 2016 - scrive il rapporto Camera - sembra risentire dell'entrata in vigore del nuovo Codice appalti (dal 19 aprile 2016), di un rallentamento dell'attività delle stazioni appaltanti» a causa dell'incertezza normativa e della lunga fase dei decreti attuativi e correttivi. Analisi condivisa da Bankitalia nella relazione di mercoledì. Un altro dato è preoccupante: solo il 66% delle procedure di appalti di lavori avviate tra il 2012 e il 2016 è stato ad oggi aggiudicato (dati al 3 marzo 2017). Un terzo dei bandi o inviti, cioè, non è ancora diventato un contratto, né dunque tantomeno un cantiere effettivo.

Il caso Anas
Caso emblematico quello dell'Anas. Stiamo parlando del Contratto di programma previsto dalla legge di Stabilità 2016, che doveva dare autonomia finanziaria alla società. Tutto scritto nella legge 208/2015, che stanziava anche 6,6 miliardi per dare gambe al progetto. Il contratto deve essere siglato tra Mit e Anas e poi andare al Cipe ed è propedeutico alla fusione con Anas-Fs. È stato annunciato dal governo molte volte nell'ultimo anno, ma tutto è ancora fermo.L'Economia teme che l'operazione sarebbe bocciata dalla Ue e da mesi chiede modifiche. Al momento nessuna bozza di contratto è arrivata a Palazzo Chigi per il Cipe, il Ministro Graziano Delrio punta al via libera al massimo nella seduta di luglio. Il piano di investienti Anas 2016-2020 legato al contratto vale 23 miliardi di euro, di cui 3,4 di fondi esistenti, 6,6 dalla Stabilità 2016 (citati sopra), 6 dai Piani per il Sud da sbloccare. In tutto 12,6 miliardi "freschi" da sbloccare.
«La vicenda del contratto Anas è l'emblema dei problemi generati da una macchina burocratico-amministrativa incancrenita che, nonostante l'impegno del governo, impedisce di centrare qualunque obiettivo di ripresa», attacca il presidente dell'Ance Gabriele Buia. «Se non riusciamo a spendere miliardi che sono stanziati vuol dire che abbiamo un grave problema come sistema Paese – aggiunge Buia -. Nel 2016 abbiamo pagato subito lo choc del nuovo codice appalti. Gli investimenti dei Comuni sono ancora fermi. In questo quadro non è tollerabile che un provvedimento come questo resti bloccato. O si rilanciano gli investimenti o il Paese non si riprende».
Dalla delibera Cipe servirebbero almeno altri 4-6 mesi per completare l'iter di approvazione. Ma nel frattempo, grazie a una norma inserita nella manovrina, l'Anas potrebbe però almeno cominciare a usare da subito il 20% dei 6,6 miliardi stanziati a fine 2015.

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