Appalti

Subappalto, in house e Ppp restano i vincoli del codice

Nessuna modifica sostanziale alla disciplina dei subappalti, dei lavori in house delle concessionarie autostradali e anche delle operazioni di project financing. Rispetto alla bozza varata in prima battuta a fine febbraio il Governo è pronto a fare marcia indietro su alcune delle correzioni di maggiore impatto rispetto alla riforma appalti varata l'anno scorso, adeguandosi ai rilievi mossi dal Parlamento e dal Consiglio di Stato. Il decreto correttivo è alle ultime limature in vista dell'approvazione finale. Avrebbe dovuto essere esaminato già nella seduta del Consiglio dei ministri di ieri, ma l’eccezionale "carico" di provvedimenti legato al varo contestuale di "manovrina" e Documento di programmazione economica (Def) ha consigliato di spostarne l’esame a una nuova seduta in programma già domani. Slittare ancora significherebbe di fatto rischiare di andare oltre il termine imposto dalla legge delega che scade il 19 aprile.
Dopo le ultime revisioni dei tecnici di Porta Pia, la nuova bozza del decreto legislativo oggi sarà in mano al Dipartimento affari legislativi di Palazzo Chigi per l’ultimo esame. Finora la scelta di fondo è stata quella di adeguare il testo a tutte le richieste di modifica che sono arrivate dal Parlamento, oltre alle prescrizioni di Palazzo Spada.

Subappalto
Sul subappalto, allora, uno dei punti più "controversi" dell'intero provvedimento, tutto dovrebbe rimanere come adesso. Nessuna «liberalizzazione» dei subaffidamenti come ha chiesto la Commissione europea in risposta a un esposto presentato dai costruttori. Il tetto per i subaffidamenti rimane ancorato al 30% da calcolare sull’intero importo dell’appalto (invece che sulla sola categoria prevalente, come prevedeva la bozza di febbraio). Il rischio - paventato nella lettera inviata pochi giorni fa dalla Dg Mercato interno di Bruxelles - è quello di andare incontro a una procedura di infrazione. Ma sul punto per ora pesano di più le «condizioni» messe nero su bianco da Camere e Palazzo Spada.
Per lo stesso motivo resterà inalterata anche la disciplina dei lavori delle autostrade.Tra 12 mesi il «sistema 80-20» che obbliga i concessionari a mandare in gara l'80%dei lavori entrerà in vigore senza gli sconti previsti dalla prima bozza per le opere di semplice manutenzione. Sul Ppp torna nel cassetto la proposta di innalzare dal 30% al 49% il tetto massimo al contributo pubblico su cui si era speso personalmente anche il ministro Graziano Delrio. Seguendo lo stesso ragionamento qualche limatura arriverà anche sul fronte della progettazione. Le deroghe al divieto di appalto integrato verranno ridimensionate, eliminando la possibilità di appaltare insieme progetto e lavori nei casi di urgenza e riducendo da 18 a 12 mesi la riapertura del termine per mandare in gara i progetti definitivi già approvati alla data di entrata in vigore del nuovo codice (19 aprile 2016). Va verso la conferma, invece, la possibilità di affidare insieme progetto e lavori nel caso di interventi ad alto tasso di tecnologia.

La filiera delle imprese
Sul correttivo oggi si farà sentire anche la voce delle imprese. In vista dell’approvazione finale il tavolo unitario che riunisce la filiera delle costruzioni (Ance, artigiani, coop, piccole imprese e società di ingegneria dell’Oice) diffonderà un documento in cui si ricorda al Governo che esistono almeno sette «criticità» di mercato da risolvere con il decreto. Tra queste: semplificare l’aggiudicazione dei piccoli interventi (applicando il metodo anti-turbativa fino a 2,5 milioni), rendere meno rigidi i vincoli sul subappalto, eliminare il sorteggio per la scelta delle imprese da invitare alle procedure negoziate, varare regole più stringenti contro la prassi dei ritardati pagamenti, precisare che per autorizzare l’appalto integrato la componente tecnologica deve superare il 70% del valore dell’appalto.

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