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Quattro priorità per i grandi comuni

La situazione economica dei Comuni italiani è critica e rischia di essere ulteriormente compromessa se non si interviene con celerità. Il nuovo Governo dovrebbe affrontare come prioritaria la questione degli enti locali, per evitare il protrarsi di situazioni che rendono ancora più difficile il mantenimento degli equilibri di bilancio. In gioco c’è l’assetto territoriale del Paese e per questo motivo dovrebbero essere tema di confronto per tutte le forze politiche. Anche Milano, che ha i conti in ordine e una solida situazione patrimoniale, è messa a dura prova.

I Comuni italiani ricevono ormai da tempo minori trasferimenti (8,4 miliardi di euro dal 2010 al 2015) dallo Stato ma hanno comunque ridotto la spesa corrente, al netto di quella per la raccolta dei rifiuti e per il trasporto pubblico locale. Milano è tra i comuni più virtuosi, ma non basta però a garantire il pareggio di bilancio nel medio periodo.

Mi permetto di avanzare quattro proposte che hanno per oggetto i Comuni grandi: la rimodulazione del debito, la riforma della riscossione che consenta più autonomia di azione coattiva, l’utilizzo più esteso dei fabbisogni standard per aumentare i risparmi di spesa e infine un intervento nella gestione delle risorse umane .

Il debito ha un peso eccessivo sui bilanci comunali. Il rimborso della quota capitale con entrate correnti ha indubbiamente giocato a favore della contrazione del debito pubblico dei Comuni. Oggi però, sono necessari correttivi o si rischia di minare la capacità di offerta di servizi. I correttivi potrebbero partire da un buyback come quello proposto dal Mef alle Regioni nel 2014 e realizzata per 3,7 miliardi di euro nel 2015. L’intervento ha consentito di estendere la scadenza media del debito, riducendo l’impatto annuo sulla parte corrente della quota di capitale rimborsata e la spesa per interessi, chiudendo anche tutte le operazioni in derivati ancora aperte.

In seconda battuta c’è il tema della riscossione. Bisogna migliorare la capacità di recupero dei crediti del Comune. Si può fare aprendo alle facoltà oggi previste per l’Agenzia delle entrate, ovvero conoscere la ricchezza finanziaria dei cittadini insolventi, potendo così pignorare direttamente i conti correnti.

In terzo luogo, l’estensione dei fabbisogni standard, che la stessa Anci ha rallentato nel corso del 2017, rappresenta un percorso necessario per riorientare la spesa dei Comuni, in una logica più efficiente. D’altra parte, il mantenimento dell’attuale meccanismo di trasferimento aprirebbe prima o poi una “guerra tra poveri”, essendo finanziato interamente dai Comuni, senza alcun sostegno da parte dello Stato.

Infine una proposta in materia di gestione delle risorse umane. L’arresto del turnover ha prodotto un innalzamento dell’età media dei dipendenti comunali. A Milano, il dato ha superato i 50 anni. Il rilancio dei Comuni passa anche attraverso questo confronto. Senza misure draconiane, ma con la consapevolezza del problema vanno favorite opzioni per introdurre quella indispensabile potenzialità innovativa tipica dei giovani.

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