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Elezioni comunali, i feudi Pd a rischio sotto la spinta Lega-M5S

Le comunali di domenica prossima sono il primo test elettorale dopo la nascita del governo Lega-M5s. Un test nel quale il partito di Matteo Salvini e quello di Luigi Di Maio si confrontano da avversari poiché la Lega in gran parte dei casi marcia con il resto del centrodestra assieme a Fi e FdI. Ad unirli però è il comune nemico, ovvero il Pd che rischia di rimanere stritolato dalla morsa gialloverde e di pagare il prezzo più alto visto che dei 20 capoluoghi di provincia chiamati alle urne, ben 15 sono guidati dal centrosinistra. E tra questi ci sono feudi storici come Siena, Massa, Pisa e Ancona ma anche città come Vicenza, in cui il centrosinistra governa da 10 anni, oltre a Treviso, Brescia, Terni (attualmente in amministrazione straordinaria), Barletta e Catania. Città nelle quali la scelta del sindaco verrà decisa nella stragrande maggioranza dei casi al ballottaggio del 24 giugno. Ed è lì che il centrodestra guidato dalla Lega e il M5s di Luigi Di Maio potrebbero unire le forze per sbaragliare quello che resta, a livello nazionale e in Parlamento, il loro principale avversario, che oggi conta su ben 120 sindaci sui 170 non espressione di liste civiche.

Salvini ne è convinto. Il leader della Lega neppure per un giorno ha mollato la campagna elettorale (unica eccezione il vertice a Roma di giovedì scorso con Di Maio per il via libera al governo Conte). Punta a scippare ai dem città simbolo come Pisa e Massa, dove ha voluto a tutti i costi candidati del Carroccio, ma anche a confermare la leadership leghista sul resto del centrodestra. Non solo riaffermando con i numeri il sorpasso netto su Fi ma anche mettendo in difficoltà il partito di Silvio Berlusconi laddove ancora mantiene il vantaggio sul Carroccio, ovvero al Sud. Ecco allora che a Brindisi e Barletta la Lega decide di andare da sola e lo stesso avviene a Siracusa, Trapani mentre a Ragusa, città grillina, neppure si presenta. A beneficiarne sarà certamente il M5s che alle elezioni del 4 marzo nelle regioni meridionali (soprattutto in Sicilia) ha raggiunto percentuali record. Ma il Carroccio ha presentato un candidato sindaco diverso da quello di Fi anche alle porte di Roma, in una città importante come Fiumicino (80mila abitanti), dove alle politiche a sorpresa si è posizionato come primo partito del centrodestra

A parti invertite lo stesso avverrà a Siena e Vicenza dove i pentastellati hanno deciso di non presentarsi, accrescendo così le chance di successo del centrodestra. A Vicenza la partita è decisamente più facile. E non solo per l’assenza di un candidato pentastellato. Il centrodestra potrebbe conquistare la guida della città oggi amministrata dal centrosinistra già al primo turno, se dovesse bissare il risultato delle politiche dove ha superato il 48%. Più problematica Siena. Nella città del Monte la “desistenza” grillina, che il 4 marzo arrivò al 20%, potrebbe non essere sufficiente. Anche perchè la scelta di Luigi Mossi, candidato civico ma certo più vicino a Fi che alla Lega, ha creato parecchi malumori nel partito di Salvini (3 su 5 membri del direttivo si dimisero) che aveva conquistato anche lì il primato nella coalizione. Tutto si deciderà al ballottaggio.

Lo stesso vale per altre due importanti città toscane come Pisa e Massa nelle quali Salvini è ormai un ospite costante e nelle quali i candidati provengono dall’asse Lega-Fdi. Il neoministro dell’Interno è convinto di strapparle entrambe al centrosinistra grazie ai risultati già ottenuti alle politiche dove il centrodestra si è aggiudicato il primo posto. Se come è probabile al secondo turno andranno centrodestra e centrosinistra (anche se a Massa il M5s ha superato il Pd) decisivo sarà l’orientamento degli elettori pentastellati che a Massa hanno ottenuto il 29% e a Pisa il 24%. Se il centrodestra dovesse farcela sarebbe per Salvini la conferma che l’asse di governo con il M5s tiene anche a livello locale. Una prospettiva che dovrebbe preoccupare anche il M5s, che rischia di portare acqua al suo azionista di minoranza nel governo che però è anche il suo principale competitor. Se Salvini uscirà come il vincitore di questa tornata amministrativa è inevitabile che, come sempre avviene, il risultato peserà anche sugli equilibri all’interno dell’esecutivo.

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