Amministratori

Amministratori locali sotto tiro in tutte le Regioni italiane

di Paolo Canaparo

Dimensioni preoccupanti per il fenomeno degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali, che coinvolge ormai tutte le regioni italiane. È quanto emerge dalla settima edizione del rapporto «Amministratori sotto tiro», elaborato dall’associazione Avviso pubblico, che dal 2011 censisce annualmente gli episodi intimidatori fornendo un’analisi dettagliata della loro tipologia e proiezione territoriale.
Il rapporto, infatti, riferisce che nel 2017 sono stati compiuti 537 atti intimidatori, di minaccia e violenza nei confronti degli amministratori locali, ben uno ogni 16 ore. Dal 2011, anno della prima edizione del rapporto in cui furono censiti 212 casi, gli atti intimidatori sono aumentati del 153%.
Lo scorso anno per la prima volta, il fenomeno ha coinvolto tutte la Regioni italiane, 78 Province e 314 Comuni – il 6% in più del 2016. Il rapporto constata che resta immutato, rispetto al 2016, il profilo tipo dell’amministratore sotto tipo: è il Sindaco di un Comune medio - piccolo del Sud Italia, con una popolazione fino a 50mila abitanti, a cui ignoti bruciano nottetempo l’auto parcheggiata in una via pubblica nei pressi dell’abitazione o nel cortile di casa. Il 13% delle intimidazioni ha riguardato donne, minacciate con le stesse metodologie utilizzate per gli uomini.

La proiezione territoriale
Il 69% degli atti intimidatori si concentra al Sud e nelle Isole.
La Campania è la regione più colpita con 86 casi censiti (+34% rispetto al 2016), seguita dalla Sicilia ai vertici di questa classifica nel 2014 e nel 2015 – con 79 casi censiti. Il terzo posto vede appaiate la Calabria, prima Regione per intimidazioni nel 2016, e la Puglia, che fa segnare nel 2017 una recrudescenza del fenomeno, con 70 casi registrati. Quinto posto per la Sardegna, con 48 intimidazioni censite. Al sesto posto la Lombardia, con 28 casi, è la prima Regione del Centro-Nord, davanti a Lazio (24 casi), Piemonte (21 casi), Emilia-Romagna (20 casi) e Veneto (19 casi).
A parte il Lazio, dove il dato è sostanzialmente stabile, in tutte le altre Regioni si è registrato un sensibile aumento dei casi. A livello provinciale, nel 2017 i territori più colpiti sono stati le province di Napoli (34 casi) e Avellino (22 casi), seguite da Reggio Calabria, Siracusa e Cosenza (18 casi ognuna), Roma e Foggia (17 casi), Milano e Bari (16 casi ognuna). Il mese di marzo è stato nel 2017 quello in cui si è riscontrato il maggior numero di intimidazioni: ben 57 casi. Circa il 40% delle intimidazioni si è concentrato tra i mesi di giugno e settembre, con una media di 56 minacce a luglio e agosto, contro una media annuale inferiore a 45 intimidazioni al mese.

La tipologia degli atti e i destinatari
Il 76% delle intimidazioni censite nel 2017 sono state di tipo diretto, rivolte alle persone (+4% rispetto al 2016), mentre nel 24% dei casi le minacce sono state di tipo indiretto: colpiti municipi, uffici e strutture di proprietà comunale o sono state distrutte e danneggiate strutture e mezzi adibiti al ciclo dei rifiuti, a servizi sanitari, idrici, elettrici e del trasporto pubblico.
Rispetto al 2016, lo scorso anno sono aumentate in percentuale le minacce e le aggressioni nei confronti del personale della Pubblica amministrazione (+3%), confermando un trend già riscontrato negli anni precedenti. Tra i soggetti maggiormente presi di mira si confermano gli amministratori locali (65% dei casi): sindaci (61%), consiglieri comunali (20%), assessori (10%) e vicesindaci (6%). In un numero limitato di situazioni (3%) a finire nel mirino sono stati presidenti del consiglio comunale o di commissioni, insieme a consiglieri municipali. Altri soggetti bersagliati dalle intimidazioni dirette sono il personale della Pa (21% dei casi), gli ex amministratori (6,5%), gli amministratori regionali (4%) e candidati alle elezioni (4%).
La tipologia di minaccia più utilizzata fra i 537 casi registrati nel 2017 è l’incendio, in continuità con gli anni precedenti, ma con una incidenza percentuale in calo rispetto al 2016 (dal 33% al 28%). Seguono lettere, biglietti e messaggi minatori (13% dei casi), aggressioni fisiche (10,5%), danneggiamenti di strutture o mezzi (10%), minacce verbali o telefonate minatorie (9%). Scala questa specifica classifica l’utilizzo dei social network, passato dal 3% del 2016 al 9% del 2017.

La matrice mafiosa
Il 72% dei 537 casi censiti sa Avviso pubblico sono avvenuti in Comuni medio-piccoli, con un numero di abitanti inferiore ai 50mila. Nel dettaglio il 31,5% è avvenuto in città con meno di 10mila abitanti, il 41% in Comuni da 10 a 50mila abitanti.
Il restante 28% sono Comuni medio-grandi, superiori a 50mila abitanti. Sono 49 – il 16% del totale – i Comuni che, in un passato più o meno recente, sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa, in cui nel 2017 sono stati censiti atti di intimidazione e di minaccia verso amministratori locali. Un dato che induce a pensare a un possibile collegamento con una matrice mafiosa. In generale, le minacce di stampo mafioso si caratterizzano per le modalità e i mezzi con le quali si estrinsecano: l’incendio, l’invio di proiettili, alcuni tipi di lettere minatorie, l’utilizzo di ordigni ed esplosivi, il recapitare parti di animali presso l’abitazione dell’amministratore o nei pressi dei palazzi municipali.
Il rapporto di avviso pubblico ha poi registrato un aumento costante dei casi in cui non sono le mafie o altre organizzazioni criminali a colpire, quanto singoli cittadini o gruppi di essi, che sfogano il proprio disagio e, in alcuni casi, i propri istinti più bassi, verso il politico e il dipendente pubblico fisicamente più raggiungibile. Fra queste minacce/intimidazioni non criminali - 146 in totale nel 2017, 1 caso su 4 – un terzo trae origine dal malcontento suscitato da una decisione amministrativa sgradita, un altro 23% è riferibile a un vero e proprio disagio sociale, come la richiesta di un sussidio economico o di un posto di lavoro. L’11% si riferisce invece a casi di «violenza politica», il 21% alla possibilità di accogliere degli immigrati e/o una loro presenza sul territorio, percepita come eccessiva da parte della popolazione, ha creato tensioni che sono sfociate anche in intimidazioni e minacce verso gli amministratori locali.
Il fenomeno degli atti intimidatori è evidentemente preoccupante, ora la sfida è attuare con efficacia i dispostivi di tutela introdotti dalla legge 105/2017 che uniscono all’azione penale una più ampia azione sinergica tra le diverse amministrazioni pubbliche in grado di superare anche il sentimento di isolamento provato dagli amministratori locali in molte realtà territoriali e di promuovere la legalità nelle comunità locali.

Il rapporto

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