Amministratori

Anticorruzione, scadenza unica domani per aggiornare piano triennale e relazione annuale

di Paolo Canaparo

Anche quest’anno scadenza unica per due obblighi in tema di prevenzione della corruzione: l’aggiornamento del Piano triennale (Ptpc) 2018-2020 e la pubblicazione, nella sezione «amministrazione trasparente», della relazione annuale del responsabile sull’efficacia delle misure peventive anticorruzione pianificate da ciascuna amministrazione, come prevede l’articolo 1, comma 14, della legge 190/2012 (si veda anche Il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 26 gennaio).
L'unificazione della scadenza discende dalla ormai consueta proroga del termine per la pubblicazione della relazione (31 dicembre di ogni anno) disposta con il comunicato del Presidente dell’Anac del 6 dicembre 2017, per consentire ai responsabilli di svolgere adeguatamente tutte le attività connesse alla predisposizione dei piani triennali entro lo stesso termine del 31 gennaio 2018. Due scadenze importanti perché trascorse inutilmente uno specifico regime sanzionatorio colpisce tutti i soggetti interessati.
L’aggiornamento del piano discende dalla sua natura che, in quanto atto programmatorio, non è un insieme astratto di previsioni e misure, ma tende alla loro concreta attuazione in modo coordinato rispetto al contenuto di tutti gli altri strumenti di programmazione presenti nell'amministrazione e, innanzitutto, rispetto al piano della performance, con il quale deve essere assicurato un collegamento effettivo e puntuale.

L'adeguamento alle innovazioni nel sistema di prevenzione
Il Ptpc è dunque uno strumento che si evolve col quadro disciplinare di contesto e deve tenere conto di eventuali modifiche organizzative all'interno dell'ente.
In particolare, nel prossimo aggiornamento le amministrazioni dovranno tener conto delle innovazioni della legge 30 novembre 2017 n. 179 «Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell'ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato» (entrata in vigore il 29 dicembre 2017), e della circolare del dipartimento della Funzione pubblica n. 2/2017 «Attuazione delle norme sull'accesso civico generalizzato (FOIA)».
Con la legge 179/2017è stata completamente rivista la normativa in tema di whistleblower e con la circolare sono state fornite nuove articolate e dettagliate indicazioni operative in merito alla applicazione dell'accesso civico generalizzato. Assumono rilevanza poi le considerazioni e gli indirizzi operativi formulati dall'Anac nell’aggiornamento 2017 al Piano nazionale anticorruzione (Pna) adottato con la delibera del 22 novembre 2017 n. 1208.

L’aggiornamento del Ptpc
Come richiamato dall’Anac nell’aggiornamento 2017 al Pna, nel processo di approvazione del piano le amministrazioni devono adeguatamente rafforzare, dandone conto nel Ptpc, il coinvolgimento dell'organo di indirizzo, della struttura organizzativa e degli stakeholder esterni, anche indicando il numero di soggetti coinvolti e le modalità di coinvolgimento e di partecipazione nel processo di gestione del rischio.
In particolare, per gli enti territoriali è richiamata l'esigenza di effettuare il «doppio passaggio» secondo cui l'approvazione del Ptpc definitivo deve essere preceduta da quella di un primo schema di carattere generale. Il doppio passaggio è lo strumento per raggiungere il massimo coinvolgimento dei soggetti interessati all'interno della struttura, in attuazione del principio di più ampia responsabilizzazione di organi politici e di vertice amministrativo nella pianificazione e attuazione delle misure di prevenzione.
Il Ptpc deve dare conto degli esiti delle verifiche effettuate, in particolare, in relazione alle cause di inconferibilità e incompatibilità degli incarichi, alla formazione delle commissioni, allo stato di applicazione del Codice di comportamento. Già nel Pna dello scorso anno (delibera Anac del 3 agosto 2016 n. 831, l’Anac ha riscontrato la mancanza di elementi significativi sul monitoraggio delle misure previste nel Ptpc. L'indagine effettuata dall'Anac nel 2017 evidenzia gli stessi problemi criticità. Molte le amministrazioni che non individuano il sistema di monitoraggio o lo descrivono in termini generici.
Secondo l'Anac, quindi, devono essere definite le modalità di attuazione del monitoraggio nei Ptpc (tempi e responsabili), in quanto influisce sull'efficacia complessiva dei piani.

L'analisi del contesto esterno
Secondo l'Anac, pur essendo aumentate le amministrazioni che hanno provveduto ad effettuare l'analisi del contesto esterno, seppur utilizzando pochi dati o dati poco significativi, tuttavia poche amministrazioni tengono conto delle indicazioni emerse da tale analisi per illustrare l'impatto di tali variabili sul rischio corruzione.
Ciò evidenzia la necessità di migliorare la capacità delle amministrazioni di saper leggere e interpretare le dinamiche socio-territoriali in funzione del rischio corruttivo cui possono essere esposte e di tenerne conto nella redazione del piano. Si aggiunge, per l'Anac, l'esigenza di procedere a un’adeguata mappatura dei processi laddove continua a considerarsi tale attività come una mera elencazione dei processi, non corredandola con una descrizione delle fasi e/o delle attività e dei responsabili.
Secondo quanto descritto nel PNA 2015 la mappatura dei processi costituisce, invece, un modo razionale di individuare ed esporreappresentare tutte le attività dell'ente per fini diversi e assume carattere strumentale a fini dell'identificazione, della valutazione e del trattamento dei rischi corruttivi. L'obiettivo è che le amministrazioni e gli enti realizzino la mappatura di tutti i processi. L'accuratezza e l'esaustività della mappatura dei processi è d'altronde un requisito indispensabile per la formulazione di adeguate misure di prevenzione e incide sulla qualità dell'analisi complessiva.
Il lavoro di mappatura deve risultare nel Ptpc e può essere effettuata con diversi livelli di approfondimento, dal livello del quale dipende la precisione e, soprattutto, la completezza con la quale è possibile identificare i punti più vulnerabili del processo e, dunque, i rischi di corruzione che insistono sull'amministrazione o sull'ente. Una mappatura superficiale può condurre a escludere dall'analisi e trattamento del rischio ambiti di attività che invece sarebbe opportuno includere.

L'analisi e la valutazione del rischio
Quanto alla valutazione del rischio, l'Anac ha evidenziato che la quasi totalità delle amministrazioni ha effettuato la verifica dell'esposizione al rischio dei processi utilizzando la metodologia definita nel Pna 2013, evidenziando la difficoltà di nel ricercare soluzioni meglio rispondenti alle loro peculiarità e necessità e, quindi, di creare strumenti di valutazione coerenti con le caratteristiche distintive dell'organizzazione che si appresta a realizzare l'analisi. Per evitare l'identificazione di misure generiche, l'Anac suggerisce di considerare per l'analisi del rischio anche l'individuazione e la comprensione delle cause degli eventi rischiosi, cioè delle circostanze che favoriscono il verificarsi dell'evento. In ogni caso, è opportuno che la valutazione del livello di esposizione al rischio sia adeguatamente motivata.

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