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Province, per le strade 1,62 miliardi in sei anni

Il maxi-finanziamento da 1,62 miliardi in sei anni arrivato ieri sotto forma di emendamento per gli investimenti nella manutenzione straordinaria delle strade mette agli atti che l’aria sulle Province è cambiata del tutto. In pratica, una volta che la manovra sarà in Gazzetta Ufficiale, l’ambizioso capitolo finanziario della riforma, che aveva messo in programma tre miliardi di euro all’anno di risparmi, sarà definitivamente superato, e anzi le nuove Province potranno dirsi più ricche delle vecchie. La legge di bilancio, grazie alle modifiche approvate nel passaggio alla Camera, offre un sostegno aggiuntivo da 422 milioni di euro, la possibilità di riaprire le assunzioni e, appunto, una nuova spinta agli investimenti: i primi 120 milioni per la manutenzione straordinaria delle strade arriveranno nel 2018, e dal 2019 al 2023 arriveranno rate da 300 milioni all’anno.

Il cambio di rotta
Ma al di là delle singole cifre, è importante guardare la direzione. La riforma del 2014, che nelle intenzioni del governo avrebbe dovuto rappresentare l’antipasto dell’abolizione costituzionale delle Province poi naufragata con il referendum, era stata seguita nella manovra di pochi mesi dopo dalle sue ricadute finanziarie. Rappresentate appunto dai tre miliardi di risparmi all’anno che sarebbero dovuti arrivare dall’uscita di scena dei vecchi enti. Ipotesi coraggiosa ma sfortunata, come mostrato quasi subito dai calcoli della Sose sui “costi standard” dei nuovi enti e soprattutto dallo stato di abbandono progressivo di molte strade.

Da allora, una serie infinita di pezze piccole e grandi ha sostenuto i bilanci provinciali, e azzerato i tagli a carico delle Città metropolitane. Mentre la corsia preferenziale per i pre-pensionamenti e la mobilità verso gli altri enti, regioni in primis, ha alleggerito gli organici. Già a fine 2016, come registrato dal commissario alla spending review Yoram Gutgeld, i tre miliardi di risparmi si erano ridotti a 843 milioni. Ma da allora è passata molta acqua sotto i ponti, e molte leggi sopra i tavoli del Parlamento.

La legge di bilancio per quest’anno aveva scritto la prima assicurazione sulla vita, azzerando fino al 2043 l’ultima tranche dei tagli miliardari. La manovrina di primavera ha messo sul piatto altri aiuti e l’ultima legge della legislatura chiude il quadro. Le Province oggi hanno meno costi fissi di prima, e a conti fatti più risorse da spendere.

L’esodo degli «esuberi»
Proprio l’esodo degli «esuberi», completato alla Camera con la norma ponte che accompagna in modo definitivo verso le regioni i 6mila dipendenti dei centri per l’impiego, ha alleggerito i costi del personale nei bilanci «di area vasta». Per questo motivo, circa due terzi delle Province dedicano ora al personale meno del 20% delle entrate correnti, e potranno quindi dal 2018 dedicare a nuove assunzioni tutti i risparmi prodotti da pensionamenti e altre uscite. Anche le altre potranno ricominciare ad assumere, con un turn over al 25%. Le assunzioni dovranno guardare prima di tutto al personale tecnico, per avere uffici in grado di tradurre davvero in investimenti i nuovi fondi.

Nei lavori di ieri, dopo il salva-Napoli della scorsa settimana, è spuntato invece una nuova norma con la targa: questa volta riguarda Venezia, mette in pista 265 milioni dal 2018 al 2024 per i Comuni della Laguna e apre le porte di una «zona logistica speciale» con regole pro-investimenti nei porti.

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