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Il domino delle scadenze che paralizza la Corte conti

Dal decreto sull’Ape volontaria agli atti di indirizzo per i nuovi contratti dei dipendenti pubblici, sui tavoli della Corte dei conti è un periodo di gran traffico. E le carte si accumulano, mentre la barca della magistratura contabile vede all’orizzonte una tempesta perfetta che rischia di bloccarne l’attività per molti mesi. Questioni di nomine e di scadenze che si incrociano, ma il tema non è materia per i soli addetti ai lavori. Per capirlo bisogna partire dalla fine: o il Parlamento si muove a risolvere la situazione, o avremo una Corte dei conti senza guida per quasi tutto il 2018.

Le nomine mancate
Da lunedì prossimo il Csm contabile è dimezzato, perché il Parlamento non ha nemmeno avviato le nomine di sua competenza, e dal 1° gennaio vanno in pensione il presidente e il procuratore generale. E chi ha un ruolo chiave nell’indicazione dei nuovi vertici? Lo stesso Csm paralizzato dalle mancate nomine parlamentari.
Come tutte le altre magistrature, la Corte è infatti auto-governata da un consiglio superiore, che decide carriere, trasferimenti, procedimenti disciplinari e così via. Il mandato del consiglio attuale scade domenica prossima, 15 ottobre, ma del nuovo consiglio non c’è traccia. O, meglio, ce n’è mezza, perché la Corte, disciplinatamente, ha eletto lunedì pomeriggio i quattro membri togati (Massimiliano Atelli, della Procura Toscana, Andrea Lupi, Procuratore capo del Lazio, Pio Silvestri, presidente della sezione giurisdizionale della Valle d’Aosta, e Claudio Chiarenza, della sezione giurisdizionale dell’Emilia Romagna). Mancano però i quattro componenti di nomina parlamentare, ma sia la Camera sia il Senato, a cui spettano due nomine a testa, si sono finora disinteressati del tema. È oggetto di discussioni dotte l’ipotesi che il consiglio scaduto possa agire in prorogatio per 45 giorni, ma in ogni caso oltre il 1° dicembre non si può andare.

Operatività del Consiglio scaduto e atti indifferibili
Ed è qui che la tempesta da intensa diventa perfetta. Per gli atti indifferibili, a coprire il vuoto possono intervenire i membri di diritto del Csm contabile: il presidente della Corte, che presiede anche il consiglio, il procuratore generale e il presidente aggiunto. Ma sia il presidente, Arturo Martucci di Scafrizzi, sia il procuratore Generale, Claudio Galtieri, dal 1° gennaio saranno in pensione per limiti di età. Entrambi classe 1947, l’anno scorso hanno potuto utilizzare i mesi di servizio aggiuntivo decisi dal governo per i titolari di «funzioni direttive» di Cassazione, Corte dei conti, Consiglio di Stato e Avvocatura (Dl 168/2016). Ma viste le polemiche che hanno accompagnato a suo tempo gli interventi su misura dei giudici di vertice, a gennaio dovrebbe entrare in vigore per tutti la regola del pensionamento a 70 anni, decisa dal governo Renzi nel 2014 e fin qui tempestata di proroghe e deroghe. Ma la nomina del nuovo presidente passa da un parere “pesante” del Csm (nel caso del Consiglio di Stato il governo si è fatto proporre una rosa di nomi), cioè proprio l’organo di autogoverno paralizzato dalle scadenze. Che succede, allora? 
Delle due l’una: o le nomine riescono a farsi strada in Parlamento fra le sessioni di bilancio di Camera e Senato, o saranno travolte dalla chiusura della legislatura che seguirà a stretto giro. Lasciando la Corte acefala fino a quando il prossimo Parlamento sarà in grado di funzionare.

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