Amministratori

Foia, cresce del 21% la richiesta di accesso ai dati della Pa dei cittadini

di Roberta Giuliani

Sempre più cittadini utilizzano il Freedom of information act (Foia): tra aprile e giugno scorso sono arrivate ai ministeri 248 istanze di accesso a dati e documenti detenuti dalla Pa, un numero che rispetto al trimestre precedente segna un incremento del 20,9 per cento. Più alta anche la percentuale (42,4%) delle domande accolte (161 rispetto alle 113 dello scorso trimestre) con la conseguente riduzione del 37% di quelle in attesa e la velocità della risposta delle amministrazioni (+46%) . Il secondo monitoraggio sulle richieste di accesso al Foia, realizzato dal dipartimento della Funzione pubblica in collaborazione col Formez, riporta i dati aggiornati dei ministeri confrontandoli con il trimestre precedente (gennaio – marzo 2017). Non solo. In questa nuova verifica entrano in gioco anche 132 amministrazioni locali: hanno risposto al questionario le Regioni (95%), i Comuni metropolitani (80%) e Comuni capoluogo (77,6%).

La normativa Foia
La disciplina cosiddetta Foia (Freedom of information act) è stata introdotta con il Dlgs n. 97/2916, che ha modificato il testo unico sulla trasparenza (Dlgs n. 33 del 2013) in attuazione del processo di riforma della Pa definito dalla legge 7 agosto 2015 n. 124 (legge Madia). Tutti i cittadini in assenza di ostacoli riconducibili ai limiti previsti dalla legge possono conoscere le informazioni in possesso della Pa: con la normativa Foia, l'ordinamento italiano ha riconosciuto la libertà di accedere ai dati come diritto fondamentale.
Il monitoraggio prima di analizzare i nuovi dati delle amministrazioni locali, ha aggiornato le informazioni dei ministeri confrontando i risultati dei primi due trimestri del 2017.

Il monitoraggio dei ministeri...
Le istanze inoltrate ai ministeri nel secondo trimestre sono state 248, 43 in più rispetto alle 205 dei primi mesi dell'anno con un incremento del 21 per cento. L'incremento è ancora più sensibile per le istanze trattate: 221 in confronto alle 151 del primo trimestre che fa segnare un più 46 per cento. Aumentano inoltre le istanze parzialmente accolte (da 6 a 14) e quelle rigettate (da 43 a 46). Risultato positivo anche per la velocità delle risposte: si passa da 54 istanze in attesa del primo trimestre (58.1%) alle 43 (21%) del secondo.
Il monitoraggio passa poi ad analizzare ministero per ministero i singoli dati sulle istanze accolte, parzialmente accolte, interamente rigettate e con destinatari errati. È il ministero dell'Economia ad aver ricevuto più domande (83) di cui 57 accolte, 14 rifiutate e 9 con destinatario errato. Delle 65 istanze indirizzate alla presidenza del Consiglio 47 sono state accolte mentre delle 54 inviate al Viminale ne sono state accolte 41.

...e quello delle amministrazioni locali
Dal 23 dicembre 2016 a maggio 2017 gli enti locali hanno ricevuto 948 richieste di cui 891 evase: 814 sono state accolte, 25 accolte parzialmente e 52 rifiutate.
Nel dettaglio, se le Regioni hanno ricevuto 116 istanze di cui 89 accolte, 3 accolte in parte e 19 rigettate, nei Comuni metropolitani ne sono arrivate 250 di cui 194 accolte, 12 accolte in parte e 24 rifiutate.
I Comuni capoluogo sono stati invece suddivisi in tre comparti territoriali: il Nord ha contato 377 istanze di cui 348 accolte, 8 accolte in parte e 6 rifiutate; al Centro sono pervenute 51 domande di cui 39 accolte, 1 accolta in parte e 3 rifiutate; agli enti del Sud sono arrivate 154 domande di cui 144 accolte, 1 accolta in parte e nessuna rifiutata.
Per quanto riguarda la percentuale dell'evasione delle domande entro 30 giorni, come disposto dalla normativa, il dato riporta un 95,4% così suddiviso: Regioni 91,9%, Comuni metropolitani 93%, Comuni capoluogo Nord 98,3%, Centro 88,4% e Sud 96,6 per cento.

Le motivazioni del rigetto
Gli interessi economici commerciali e le informazioni non elaborate sono le due tipologie di motivazioni di rigetto che riguardano sia i ministeri che le amministrazioni locali. Se per i primi si aggiungono anche altre tre motivi principali quali la protezione dati personali, la richiesta eccessivamente onerosa e la sicurezza nazionale, per gli enti locali le altre due cause di rifiuto sono le attività ispettive e la segretezza della corrispondenza.

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