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Le Regioni impugnano la valutazione di impatto ambientale

Lo scontro che si è consumato a maggio tra governo e Regioni sulle nuove norme per la valutazione di impatto ambientale si trasferisce alla Corte Costituzionale. L’impugnazione di fronte alla Consulta del Dlgs n.104 che ridisegna le competenze tra Stato e Regioni sulla Valutazione di impatto ambientale è stata finora deliberata dalla giunta della Lombardia, dalla provincia di Trento e dalla Valle d’Aosta. Ma il numero dei ricorrenti potrebbe salire perché c’è ancora tempo - fino al 4 settembre- per impugnare le norme. Atteso, tra gli altri anche il ricorso della Sardegna.

Lo scontento degli enti territoriali
La decisione non sorprende. Regioni e province autonome avevano espresso le loro critiche - sia in sede tecnica che in sede politica - nel corso del dibattito sul provvedimento del governo. Il dissenso era culminato nella Conferenza Stato-Regioni del 4 maggio scorso, quando al decreto legislativo del governo era stato dato un «parere positivo», ma condizionato a una pioggia di emendamenti, il cui accoglimento era in molti casi indicato come «inderogabile» e «imprescindibile». Nel testo finale - approvato dal consiglio dei ministri del successivo 9 giugno e poi pubblicato sulla «Gazzetta» del 9 luglio scorso - molti degli emendamenti «inderogabili» e «imprescindibili» non sono stati accolti.
Da qui lo scontento degli enti territoriali, che dalle parole sono ora passati alle azioni.

La Lombardia
Il primo segnale di guerra è arrivato dalla Lombardia, che ieri ha depositato alla Consulta il ricorso deliberato il 3 agosto scorso dalla giunta nei termini annunciati dall’assessora all’Ambiente Claudia Terzi. Il cuore della questione è l’impoverimento di competenze delle regioni a vantaggio dello Stato sulla valutazione delle opere. «I principali profili di illegittimità costituzionale - spiega l’assessora Terzi - nascono dall’entrata a pie’ pari, da parte dello Stato, su competenze che la Costituzione individua come potestà legislativa regionale».
In particolare, spiega sempre Terzi, risultano sgraditi la «riduzione del potere di legiferare da parte delle regioni con un aumento di competenze in capo allo Stato, il mancato coinvolgimento nella determinazione dei costi amministrativi, nonché l’introduzione di disparità tra procedimenti di competenza statale e regionale».

La Provincia di Trento
Il 25 agosto anche la Provincia di Trento ha comunicato la decisione di impugnare il decreto 104 di fronte alla Consulta. Nel mirino, in questo caso le norme in conflitto con le prerogative dello status di provincia autonoma.
«La conferenza stato-regioni - ricorda l’assessore trentino alle Infrastrutture e Ambiente Mauro Gilmozzi - aveva formulato a suo tempo precise osservazioni a salvaguardia delle prerogative delle realtà regionali, ma sono state tutte disattese». Le questioni di legittimità costituzionale toccano «il trasferimento alla competenza statale della valutazione di impatto ambientale (VIA) e della valutazione di assoggettabilità a VIA di progetti che precedentemente erano attribuiti alla competenza delle Province autonome e delle Regioni (ad esempio, strade extraurbane, principali e secondarie)».

La Valle d’Aosta
Il 28 anche la Valle d’Aosta ha deliberato il ricorso alla Corte Costituzionale. Si contesta, fra l’altro, l’obbligo di adeguamento cui è connesso, in caso di inerzia, «l’esercizio di un potere sostitutivo incidente in ambiti attribuiti alla competenza regionale».

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