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Parco archeologico del Colosseo e direttori stranieri nei musei, «sì» del Consiglio di Stato

Per il Consiglio di Stato il parco archeologico del Colosseo può andare avanti. La nuova realtà culturale partita agli inizi di quest’anno, nata dalla divisione dell’area archeologica della capitale in due strutture - il parco (con Colosseo, Fori, Palatino e Domus Aurea) da una parte e il resto delle vestigia di Roma dall’altra - non aveva incontrato i favori della sindaca Virginia Raggi, che aveva impugnato la decisione del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini. Il Tar Lazio aveva dato ragione alla prima cittadina, mentre i giudici di Palazzo Spada hanno completamente ribaltato il verdetto di primo grado.

La decisione
Secondo la sesta sezione del Consiglio di Stato è corretto lo strumento del decreto ministeriale scelto per istituire il parco e non è stata lesa la leale collaborazione tra ministero e Comune, come invece lamentava la Raggi e come il Tar aveva riconosciuto. Nella fase di organizzazione del nuovo assetto dei Beni culturali - conseguente a una riforma di più ampia portata, di cui il parco del Colosseo è un “pezzo” - secondo Palazzo Spada il ministero aveva poteva decidere per proprio conto. Semmai, la collaborazione con il Campidoglio attiene alla fase successiva, quella della gestione e amministrazione del nuovo assetto.

I direttori stranieri
Il Consiglio di Stato ha, inoltre, avuto modo di intervenire anche sulla questione della selezione internazionale dei direttori dei musei dei siti dotati di autonomia speciale (quale anche il parco del Colosseo è). I magistrati d'appello hanno sottolineato che la procedura seguita dal ministero dei Beni culturali per reclutare il futuro direttore del parco del Colosseo è corretta, perché in questi casi, nonostante la presenza di una norma nazionale restrittiva che vorrebbe ai posti di vertice della pubblica amministrazione solo cittadini italiani, si applica il diritto europeo, il quale apre alla selezione internazionale, a meno che non si tratti di incarichi particolari, come, per esempio, i posti apicali nelle Forze armate.

La questione dei direttori stranieri era stata sollevata dalla Uil-Beni culturali con un ricorso di tenore analogo a quello presentato dal Campidoglio e la risposta del Consiglio di Stato - che si è espresso con due sentenze (n. 3665 e 3666) perché due erano gli appelli del ministero: uno contro il Comune e l'altro contro il sindacato - apre uno scenario diverso anche per gli incarichi dirigenziali nei musei archeologici di Napoli, Taranto, Reggio Calabria, alle Gallerie Estensi di Modena e al Palazzo Ducale di Mantova. Tutti siti diretti da stranieri, le cui nomine erano state bocciate dal Tar, anche se il Consiglio di Stato aveva poi sospeso gli effetti delle sentenze di primo grado, in atteso di pronunciarsi definitivamente a ottobre prossimo. E', però, chiaro che la via indicata ieri da Palazzo Spada sui bandi internazionali per reclutare i direttori dei musei rappresenta un importante punto di riferimento per le decisioni a venire.

La sentenza del Consiglio di Stato n. 3665/2017

La sentenza del Consiglio di Stato n. 3666/2017

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