Amministratori

Consip, Marroni convoca l’assemblea il 27 - Oggi al Senato la battaglia sulle mozioni

di Manuela Perrone e Gianni Trovati

L'assemblea di Consip per la definizione del nuovo cda si terrà martedì prossimo, 27 giugno. A convocarla, come da Statuto della società, è l'ad uscente Luigi Marroni, unico amministratore rimasto in carica, che quindi si prende tutto il (poco) tempo previsto dalle regole prima di passare al rinnovo.

Il passaggio
Le voci di un possibile sblocco della situazione si sono rincorse per tutta la giornata di ieri. Dentro la società, la partita si gioca nelle pieghe dello Statuto. L'articolo 12, al comma 4, spiega che «se viene meno la maggioranza dei consiglieri, si intende dimissionario l'intero consiglio», e l'amministratore rimasto in carica deve «convocare d'urgenza l'assemblea» per la ricostituzione dell'organo di vertice. Ma al di là delle schermaglie regolamentari, che porteranno al rinnovo del Cda da parte del Tesoro socio unico dell'azienda, sono stati i contatti informali in corso a lavorare sullo sblocco della situazione: il punto è anche il prezzo che, in caso di dimissioni oppure di “allontanamento”, sarebbe pagato da Marroni sull'altare dell'inchiesta Consip, che lo vede nel ruolo di testimone e non di indagato. Resta confermato nel frattempo, probabilmente venerdì, un faccia a faccia con il presidente Anac Raffaele Cantone.

La battaglia politica
La mossa compiuta sabato dal Tesoro con le dimissioni dei due rappresentanti nel Cda di Consip non cancella comunque la battaglia parlamentare in programma oggi al Senato. Ed è ovvio che, in un quadro come questo, di benzina per infiammare la battaglia politica ce ne sia parecchia. Ieri il Pd ha confidato fino all'ultimo nella possibilità che le dimissioni dell'ex presidente Luigi Ferrara, anche lui indagato per false informazioni ai pm, e della consigliera Marialaura Ferrigno, potessero far decadere le mozioni ed evitare il voto in Aula. «Mi sembra che il caso sia risolto», ha detto in mattinata il capogruppo dem Luigi Zanda, in sintonia con il renziano Andrea Marcucci. Ma dal presidente del Senato, Pietro Grasso, non sono arrivati segnali in questo senso. Anzi. A complicare il quadro sono intervenuti i 16 senatori bersaniani di Mdp, che hanno presentato la loro mozione. L'unica a tirare in ballo il ministro Luca Lotti, accusato proprio da Marroni e indagato per rilevazione del segreto d'ufficio. «Le due vicende sono intrecciate», afferma la capogruppo Cecilia Guerra. Da qui la richiesta di sospensione delle deleghe a Lotti da parte del premier Paolo Gentiloni e di revoca dell'incarico all'ad di Consip. La contromossa del Pd è stata quella di riformulare la sua mozione, sottoscrivendola con Ap (che ha ritirato la propria) e con il gruppo delle Autonomie: l'impegno che si chiede al governo, visto che «il Cda è decaduto, è quello di «procedere in tempi celeri e solleciti al rinnovo dei vertici della Consip». Vanno nella stessa direzione la mozione dei senatori di Idea (primo firmatario Andrea Augello) e quella di Loredana De Petris del Misto, che sollecitano in aggiunta un'indagine amministrativa del Tesoro sulle «pressioni indebite» sulla Consip. Entrambe sono state sottoscritte dal M5S, che già a metà marzo aveva presentato la mozione di sfiducia nei confronti di Lotti (bocciata dall'Aula), e deciderà oggi se sostenere quella di Mdp. Di segno opposto la mozione della Lega, che invita l'esecutivo «a non esercitare pressioni» perché Marroni si dimetta. «Renzi non imbavagli nessuno», ha attaccato Matteo Salvini. Il nodo, come al solito a Palazzo Madama, sono i numeri, sempre sul filo. Il Pd conta di farcela partendo da un bacino potenziale di 145 voti (compresi alfaniani, Autonomie, tosiani e qualche senatore del Misto) e sperando di vincere le resistenze dei verdiniani, che difendono la gestione di Consip. La spina nel fianco è Mdp: se coagulasse tutte le opposizioni, supererebbe quota 150 voti. Ma è uno scenario letto come improbabile. Nessuno - è il ragionamento che serpeggia nei corridoi del Senato - ha realmente intenzione di far cadere il governo adesso.

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