Amministratori

Foia, «no» delle Pa solo se c’è pregiudizio concreto per sicurezza dello Stato o segreti commerciali

di Gianni Trovati

Il governo prova a blindare il diritto di accesso generalizzato ai dati della Pa che è stato disciplinato da uno dei decreti della riforma Madia (il Dlgs 97/2016) ma deve ora fare i conti con una certa reticenza, diffusa soprattutto fra le amministrazioni territoriali, a rispondere alle richieste dei cittadini.
Ieri la ministra della Pa Marianna Madia ha firmato la versione definitiva del “libretto di istruzioni” del Foia (Freedom of Information Act), la trasparenza all'inglese prevista dalla riforma, sotto forma di circolare arrivata al via libera finale dopo una fase di consultazione con le associazioni e i gruppi interessati al tema.

Il rifiuto della Pa
La circolare punta prima di tutto a limitare al minimo le mancate risposte alle richieste di dati che le Pa motivano con ragioni formali. Non è ammesso il silenzio rifiuto, sottolinea la Funzione pubblica, bisogna rispondere in 30 giorni e quando la richiesta è generica o incompleta bisogna dialogare con il cittadino o l'impresa che l'ha avanzata per completarla (solo dopo aver chiesto lumi al richiedente per iscritto senza ottenere risposte l'ente potrà cestinare la richiesta in quanto incompleta o generica). I “no” delle amministrazioni vanno motivati con l'esigenza di evitare un “pregiudizio concreto” alla tutela della sicurezza dello Stato o di segreti commerciali, ma per evitare interpretazioni troppo lasche il riferimento è alla giurisprudenza della Corte di giustizia UE sui limiti al diritto di accesso europeo (regolamento CE 1049/2001).

Il servizio di help desk
Ogni amministrazione deve creare un help desk per indirizzare le domande all'ufficio giusto (compito, questo, dell'ente e non del cittadino), il responsabile anticorruzione deve vigilare sul tutto e segnalare eventuali problemi ai vertici politici e amministrativi. Per i dirigenti degli uffici reticenti i rischi vanno dal taglio della retribuzione di risultato fino alla contestazione del danno d'immagine davanti alla Corte dei conti. Un registro online degli accessi deve mostrare domande, risposte e tempi medi.
Le istruzioni sono utili però direttamente anche a cittadini e imprese a caccia di informazioni dalla Pa. Tutte le modalità di presentazione delle domande sono valide, dalla Pec alla mail normale fino alla consegna a mano, ma ogni ente dovrà pubblicare un modello per la richiesta, sulla base dello standard proposto dalla stessa circolare, con l'obiettivo di evitare che la richiesta cada nel vuoto per trappole formali.

La circolare ministeriale

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